Roma

Il restyling La statua dell’Abate Luigi torna a... parlare

Il restyling La statua dell’Abate Luigi torna a... parlare

Dopo un mese e mezzo di restauro è stata liberata dall’impacchettatura la statua dell’Abate Luigi a piazza Vidoni, una delle «statue parlanti», insieme a quelle di Pasquino, Madama Lucrezia e del Facchino, alle quali fin dall’inizio del Cinquecento venivano appesi durante la notte anonimi cartelli per denunciare sopraffazioni o inveire contro personaggi in vista, con brevi, velenose satire scritte in versi. Tutti i passanti avrebbero potuto leggerle, la mattina seguente, fino all’arrivo delle guardie che inesorabilmente staccavano i cartelli.
Il restyling dell’Abate Luigi ha dato l’input alle manutenzioni delle altre statue parlanti, promosse dall’associazione Abitanti del centro storico d’intesa con l’assessorato alle Politiche Culturali e con la Soprintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma. La spesa complessiva di circa 100mila euro è sostenuta dall’associazione tramite finanziamenti della Regione, della Provincia e di sponsor privati. Per preservare le sculture dall’abitudine di incollarvi sopra le proteste, verrà istituito un sito internet che potrà essere usato dai cittadini per mandare i messaggi.
«È una splendida iniziativa - ha detto Dino Gasperini, delegato per la tutela del centro storico - che ha trovato il Campidoglio pronto a rilanciare e a farne occasione di una riqualificazione complessiva». Concorde l’assessore alle Politiche culturali e della comunicazione Umberto Croppi: «È un bell’esempio di come l’iniziativa privata possa interagire con la pubblica amministrazione. Le cosiddette statue parlanti rappresentano un patrimonio importante della nostra tradizione cittadina».
L’abate Luigi, collocato quasi in un angolo di piazza Vidoni, è un’antica statua romana di epoca tarda, in marmo bianco, che raffigura un oratore o un magistrato romano, con una toga a fitte pieghe e una pergamena nel pugno destro. Il popolo la chiamò abate Luigi forse per la sua somiglianza con un sacrestano della vicina chiesa del SS. Sudario, un tale don Luigi, deforme nell’aspetto ma dalla battuta pronta e pungente. La statua ha avuto una storia travagliata. Un tempo si trovava vicino a un palazzetto demolito per realizzare la piazza. Durante i lavori fu trasferita nel cortile di palazzo Chigi, nel 1888 fu sistemata in una nicchia dello scalone di palazzo Caffarelli e l’anno seguente ebbe il capo sostituito - con un altro sempre antico - per le mutilazioni subite quando stava all’aperto. Finalmente, nel 1924 l’abate Luigi veniva collocato a largo Vidoni, su un piedistallo. Nel 1970 la testa fu trafugata e dovette essere rimpiazzata con un calco in cemento, che sparì a sua volta nel 1984. Ritrovato, tornò al suo posto, ma per poco: l’anno seguente prese definitivamente il volo. Bisognò aspettare il 1991 per rivedere l’abate Luigi con la testa, un calco realizzato dalla copia della statua al museo del Folclore.

Al restauro dell’abate Luigi è stato collegata dal Comune di Roma la perimetrazione di tutto il lato di piazza Vidoni parallelo alla chiesa di Sant’Andrea della Valle e al convento, con delle fioriere che inibiranno la sosta selvaggia.

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