La retromarcia: meno lusso, più efficienza

Con la concorrenza orientale le case europee si devono adeguare: basta con gli optional per abbattere i prezzi

Valerio Boni

I tempi sembrano pronti per tornare a trasformare in fenomeno le auto più essenziali, senza fronzoli, ma capaci di svolgere il loro compito. E soprattutto proposte a prezzi che rientrano in una logica più alla portata dell’utente.
In passato è successo con veicoli che sono passati alla storia, cominciando dalla Volkswagen Maggiolino. Quello fu il primo esempio di auto progettata espressamente per tutti, come espresso chiaramente dal nome della fabbrica: auto del popolo. Il segreto di quel progetto del 1939 era contenuto tutto nella sua semplicità e nel fatto di essere offerta in allestimenti base. Oggi il ruolo di quella vettura sembra destinato a essere ripreso da modelli che arrivano da Oriente. Questa volta la Cina non c’entra, o perlomeno non ancora. La prima quattro ruote a prezzo di attacco arriva infatti dalla Romania. È prodotta dalla Dacia, si chiama Logan e sarà a tutti gli effetti introdotta nei listini della francese Renault. La sua arma, segreta ma non troppo, è nel prezzo: 5.000 euro in Romania e sui mercati dell’Est, 7.500 in Francia e poche centinaia di euro in più negli altri Paesi, Italia compresa. Poi sarà la volta dell’India, dove il colosso Tata ha da tempo dichiarato di essere pronto a mettere in catena di montaggio un veicolo che potrebbe essere venduto a meno di 2.000 dollari. La Renault ha avviato il progetto Logan pensandolo per i Paesi emergenti, non certo per palati raffinati come quello europeo.
Priva di gadget elettronici, senza servosterzo, con poche concessioni al comfort e con le uniche concessioni ad Airbag e freni con antibloccaggio (Abs) che non possono mancare su una vettura degli anni Duemila, non avrebbe dovuto essere destinata alle nostre concessionarie. In Italia la febbre dell’auto supereconomica scoppierà forse in ritardo, ma altre nazioni sembrano già pronte per questa rivoluzione che potrebbe portare a un riposizionamento verso il basso di molti listini. Se il Maggiolino è stato il primo esempio di essenzialità, fedele al motto «tutto ciò che non c’è non si può rompere», non è stato certo l’unico. Esempi importanti sono arrivati dalla Francia a cavallo degli anni Quaranta e Cinquanta, con le Renault 4 e le Citroën 2CV. Da parte italiana la prima risposta importante con la Fiat 500 e in tempi più recenti con la prima Panda. Quest’ultima era nata con lo scopo di essere molto essenziale, con forme squadrate e vetri piatti per non incidere troppo sullo stampaggio, e con sedili dall’imbottitura ridotta ai minimi termini, con una struttura simile a quella delle sdraio da mare. Poi, però, il mercato sempre più esigente ha portato a correggere il tiro e renderla più confortevole e accessoriata, al punto che a fine carriera non riusciva più a rimanere sotto la soglia dei 10 milioni, quando ancora si ragionava in lire.
Quella dell’auto dalla dotazione ricca è comunque una caratteristica tutta italiana.

Da noi gli allestimenti base sono praticamente introvabili, viste le liste di optional obbligatori, mentre in altre nazioni, a cominciare da Germania e Gran Bretagna, le auto più spartane, senza alzacristalli elettrici e climatizzatore, sono sempre richiestissime. Da molto prima dell’effetto euro.

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