Per riavere il lavoro perduto basta uccidere i concorrenti

Amaro e cinico, Cacciatore di teste tocca il nervo scoperto della crisi dell’occupazione. Il protagonista, Mario (José Garcia), è un chimico cartaceo, uno specialista in un settore che non ne conta molti. Ma viene licenziato con un centinaio di colleghi. Mario ha famiglia, figli e un tenore di vita più che discreto. Dopo tre anni da disoccupato decide di passare all’azione, attuando un piano criminale, vale a dire che inizia a eliminare fisicamente i candidati a un posto di lavoro nel suo settore. È fortunato, implacabile e privo di senso morale. Ciò che conta è il lavoro, nell’assoluta assenza di valori etici, di solidarietà, in una solitudine metafisica che lo priva di ogni emozione, salvo quella di essere scoperto. In un susseguirsi di avvenimenti placidamente crudeli un finto happy end conclude questa amara parabola di Costa-Gavras, che ha trovato in José Garcia un interprete ispirato.

Se pure talvolta alcune situazioni forzano il sorriso, resta un’amarezza di fondo, che è tipica di questo regista, il cui impegno civile e morale è sempre stato al centro delle sue opere. Ricorda talvolta il Chaplin di Monsieur Verdoux, non è poco.

CACCIATORE DI TESTE (Francia, 2005) di Costa-Gavras con José Garcia, Karin Viard. 122 minuti

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