Cronaca locale

«Ricchi in fuga se non c’è il federalismo»

Ogni cittadino versa allo Stato ottomila euro di tasse all’anno. Indietro - per fornire servizi, asili e trasporti efficienti - il Comune riceve l’equivalente di 40 euro a persona. Benvenuti a Basiglio, la capitale italiana della ricchezza, sorpassata quest’anno nella classifica della città con i residenti dal reddito più alto d’Italia (47.165 euro pro capite) soltanto da Medea, in provincia di Gorizia, che è diventata la residenza di due vip. Ma Basiglio ha un primato parallelo. «La sproporzione macroscopica tra le tasse pagate dai cittadini e ciò che lo Stato restituisce all’amministrazione - come denuncia il sindaco Marco Flavio Cirillo -: circa quaranta euro pro capite, pari al 4,4 per cento del bilancio comunale che soffre già per il taglio dell’Ici. E fin dal 2003 abbiamo fatto la scelta coraggiosa di non voler fruire dell’addizionale Irpef». Basiglio è in regola da anni con il Patto di stabilità interno, di recente si è guadagnato il sesto posto nella classifica dei 1.375 Comuni virtuosi premiati dal Ministero dell’Economia e può godere pertanto di uno «sconto» di quasi 174mila euro (pari a 20,7 euro a residente) che allenta i vincoli del Patto. Ma, ribadisce Cirillo, «la nostra virtuosità non dipende nè dalla forte concentrazione sul territorio di alcune grandi imprese anche internazionali nè dai cittadini che appartengono ad un ceto elevato. Ripeto, non imponiamo l’addizionale Irpef nè gonfiamo gli oneri di urbanizzazione come fanno altri Comuni». Dunque, il sindaco che scrive un bilancio in attivo basato sui tagli di gestione interna, project financing e valorizzazione delle proprietà comunali, vede nello squilibrio tra quanto lo Stato prende e restituisce «una minaccia alla qualità della vita sul territorio». E «con le regole ottuse del Patto - sottolinea - non vorremmo scegliere tra il peggioramento dei servizi, che si tradurrebbe in “fuga della ricchezza“ dal nostro territorio, o sforamento del Patto, che produce sanzioni a carico degli amministratori». E ammette che gli esempi di Palermo, Roma o Catania fanno traballare quella fatica per guadagnarsi i primi posti nella lista dei virtuosi.
Basiglio si unisce alla battaglia del presidente lombardo dell’Anci, Attilio Fontana, che chiede di definire esattamente le funzioni in capo agli enti locali e di tradurre in pratica il mito del federalismo fiscale. «Noi tagliamo gli sprechi, abbiamo messo a reddito le proprietà comunali, partecipiamo ai bandi regionali o europei che ci consentono di realizzare piste ciclo-pedonali o di realizzare interventi nelle scuole che dall’asilo alle medie hanno livelli molto alti di qualità - assicura Cirillo -. Ma dobbiamo faticare molto per mantenete dei servizi che soddisfino le esigenze di famiglie di categoria socio-economica elevata. E che hanno il diritto di pretenderli, visto le tasse che versano ogni anno.

Ma allora dove finiscono i loro soldi? La vera spinta al virtuosismo è il federalismo fiscale, lo Stato lasci che i Comuni facciano politiche attrattive, lasci che i redditi prodotti sul territorio dai residenti e dalle aziende siano reinvestiti nei servizi».

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