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Sul fil rouge della sperimentazione i designer dipingono una moda femminile spartita fra sogni e premonizioni, virtuosismi d'altri tempi e scorribande nelle nuove tecnologie. Risultato? Un sofisticato put-together di tessuti capaci di rimettere in moto l'alchimia del desiderio. Esemplare l'ottimo lavoro di Simonetta Ravizza che ha dimostrato come sia possibile adorare l'haute couture e le preziose lavorazioni a trasporto della pellicceria senza rinunciare alla bellezza di materiali hi-tech. In passerella si è manifestata una donna contemporanea che si schiera per silhouette a uovo e tagli perfetti, sceglie visoni, volpi e zibellini filettati e li accosta al panno e ai bouclé. L'alleanza di stoffe diverse tra loro produce quell'affascinante dialettica di stile che secondo Cristina Tardito rimanda al grunge, l'ultimo movimento rivoluzionario in fatto di moda e musica. «Ho immaginato la figlia di Kurt Cobain, Frances Bean, oggi ventenne, che fruga nei bauli della madre e del padre» raccontava parlando della sua collezione Kristina Ti, un inno al mix di lunghi abiti leggeri di anima bohemienne.

Alla sapienza dei materiali preziosi si è affidata anche Elena Mirò attraverso una riuscita combinazione di puro cashmere e di double zibellinato, di stretch sottile effetto lamé e di satin cloque. E per il gran finale arriva Carré Otis fiera delle sue rotondità fasciate in un tubino.

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