«Il quindicennio di Berlusconi. Quindici anni sono tanti. Letà giolittiana è durata meno. Invece noialtri siamo ancora qui». Fa i conti con la (dura) realtà Gianni Cuperlo, nella sua «raccolta di note» sul momento della politica italiana (Basta zercar, Fazi editore). Non è lunica consapevolezza messa nero su bianco: il deputato triestino, classe 61, laurea al Dams, già guida dei giovani comunisti a cavallo degli Anni Novanta, per poi passare alla direzione nazionale sempre nel nome di Massimo DAlema, riassume così la lunga marcia verso il Partito democratico attraverso Pds e Ds. Con poca retorica e abbondante senso pratico: «La generazione degli scatoloni non suona bene. Non ha poesia, ma riflette un clima. Perché da ventanni sciogliamo e fondiamo partiti. Riempiamo e svuotiamo sedi. (...) A volte sono state gradazioni sui simboli, altre una variante della sigla. In due occasioni, uno strappo netto con la tradizione». Un bilancio dellesperienza? Cuperlo, anche qui, bada al sodo: «Noi invece abbiamo perso le elezioni, il governo, Roma e la Sicilia, lAbruzzo, la Sardegna e pure il segretario».
Davanti cè lo spettro di un nuovo tracollo elettorale. Il più «veltroniano dei dalemiani» - ha scritto di lui il Foglio - dice daver imparato la lezione e spera che i suoi facciano altrettanto per le Regionali. Rievoca la vicenda di Riccardo Illy, lex governatore del Friuli Venezia Giulia. Un mese prima di venire spodestato dal centrodestra, nel 2008, mandò alle stampe una sorta di testamento anticipato: Così perdiamo il Nord. «Ora - avverte Cuperlo - uno legge quel saggio e ha limpressione di capire tutto. Il voto alla destra? E per chi dovrebbero votare gli imprenditori friulani quando il reddito dimpresa viene tassato al 22 per cento a meno di trenta chilometri dai loro capannoni?». Eloquente, tanto che sembra di sentir parlare un leghista qualsiasi. E infatti ormai il Carroccio è un modello per la sinistra ridotta allegemonia nell«Italia di mezzo». Il partito degli Appennini che si ritrova a dover imitare un banchetto padano. Come sulla questione immigrati. «Il problema siamo anche noi. Perché una volta sarebbe andato il partito, il nostro intendo, agli angoli delle vie a spiegare il senso della delibera». Il famoso «radicamento» al territorio, insomma, eppure «alternativo».
I grattacapi, comunque, son parecchi in attesa del verdetto di marzo, considerata unaltra verità spiattellata agli aficionados dal blogger democratico: «Saremmo distanti dalle persone - persino antipatici - per un maledetto senso di supremazia».
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