da Como
Un filo di seta può nascondere una doppia vita. Non accontentarsi di formare tessuti unici dal peso impalpabile, dalla forza insospettabile, dalla morbidezza ineguagliabile. Può diventare altro, senza trasformarsi sempre e soltanto in cravatte, camicette, lenzuola e foulard, e contribuendo, senza volerlo, a vincere così una crisi economica che porta molte aziende italiane che producono o lavorano il pregiatissimo filato, quasi tutte concentrate nel distretto di Como e dintorni, sul baratro del fallimento.
Un filo di seta trasformista, lucente e flessibile, dalle proprietà insospettabili che da millenni nasconde addirittura il segreto delleterna bellezza. Un segreto che hanno riscoperto Giada e Cristina Mieli, creative discendenti di una famiglia di pionieri dellindustria serica che si è spinta fino in Cina per diffondere litalian style, là dove la seta venne inventata ottomila anni fa diffondendosi ben presto tra i popoli dOriente con il nome più che appropriato di queen of fibers, la regina delle fibre, prima che arrivasse in Occidente grazie ad un monaco pronto a nascondere alcuni bachi da seta allinterno del suo bastone per far ammirare quel tessuto dal valore inestimabile anche oltre i confini del mondo.
La svolta qualche tempo fa. «Decidemmo di seguire lesempio di alcuni Paesi dellestremo oriente dove da molti anni dallacqua di scarto della seta si ottiene la sericina, una preziosa proteina contenente ben ventidue aminoacidi e dotata di grandi proprietà benefiche tanto da essere utilizzata anche per cocktail e cibi», spiega Giada Mieli.
«Noi pensammo di puntare, invece, sulla dermocosmesi sfruttando le preziose caratteristiche della sostanza in grado di catturare le molecole dacqua dellambiente e di fissarle alla pelle idratandola in profondità, rendendola più compatta, riuscendo a ridurre le piccole rugosità cutanee e anche a migliorare notevolmente persino i sintomi di irritazione cutanea, di eczemi ed eritemi».
Tutto in un magico filo di seta dalle incredibili proprietà cosmetiche che hanno origine leggendarie: in Oriente si ricorda ancora oggi come le donne anziane che lavoravano la seta in acqua calda per effettuare la sgommatura, ovvero per togliere la particolare pellicola dal filo di seta chiamata appunto sericina, avessero le mani più giovani, più lisce e più morbide delle loro coetanee, avessero, insomma, una pelle proprio simile alla seta.
Così mentre la loro famiglia continuava, come si dice in gergo, a purgare, a caricare e a tingere la seta, Cristina e Giada Mieli, la prima laureata in scienze naturali, laltra in relazioni pubbliche, cominciarono ad utilizzare limpianto di filtrazione dellazienda per recuperare la proteina della seta riuscendo ad ottenerne una polvere pura e sterile, una sericina liofilizzata con metodo farmaceutico, e commercializzandola poi come materia prima per lindustria cosmetica. «Sapevamo che a volte veniva utilizzata in percentuale minima, noi, invece, siamo riuscite a realizzare saponi e creme di bellezza che contengono ben il 3 per cento di questa preziosissima polvere bianca», spiega Giada Mieli che con la sorella ha inventato il marchio «J. AND C.» e distribuisce con successo i prodotti dermocosmetici derivati dalla seta esclusivamente nelle farmacie come garanzia di qualità. «In questo modo la sericina viene recuperata dalle acque di purga della fibra naturale più pregiata scelta direttamente da noi nellazienda di famiglia».
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