Per ricordare Abba gli studenti imbrattano muri, tram e negozi

Un colpo solo alla testa, mortale, inferto, più cinque altre ferite leggere al volto ancora da «decifrare», potrebbero infatti essere compatibili con pezzo di legno. Sono questi i primi risultati dell’autopsia effettuata ieri sul corpo di Abdul Samir Guibre, ucciso domenica dai gestori del bar Shining di via Zuretti. Davanti al quale ieri mattina si è sfogata la rabbia di alcuni manifestanti che hanno partecipato al corteo antirazzista
I primi esiti, dunque, sembrerebbero dare ragione alla versione di Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio, 51 e 31 anni, i quali hanno sempre parlato di un breve contatto fisico, concluso con una colluttazione e un solo colpo vibrato alla testa del diciannovenne africano di nazionalità italiana. Uno scontro determinato da un equivoco. Domenica alle 6, Guibre, insieme ai due amici, aveva rubato un paio di confezioni di dolciumi ma i Cristofoli, pensando di essere stati derubati dall’incasso, li avevano inseguiti con il loro chiosco mobile. Al momento del contatto la discussione è subito trascesa, con feroci insulti scambiati dalle due parti, tra cui anche «negro di m...». Durante lo scontro sarebbe dunque partito un colpo sferrato con il rampino usato per aprire e chiudere le saracinesche del chiosco, e altri cinque, molto leggeri, con un pezzo di legno, forse un manico di scopa, che sembra sia stato inizialmente usato dagli aggrediti per difendersi. Per meglio chiarire con cosa sia stato colpito il ragazzo, è stato prelevato anche un campione del sangue da confrontare con le tracce ematiche rilevate su tutte le «armi» usate nello scontro. Dunque sarà necessario attendere l’esito di queste analisi.
Non hanno, invece, atteso i circa 300 studenti medi che ieri mattina hanno sfilato da piazza Cairoli a via Zuretti dove alcuni giovani hanno vergato a caratteri giganteschi «Abba», nomignolo della vittima, e «Stop razzismo». Poi è iniziata la manifestazione durante la quale molti ragazzi hanno indossato una maglietta con scritto «Addio fratello» o si sono dipinti la faccia di nero. Poi il solito corollario di fumogeni e di scritte vergate su muri, vetrine e fiancate dei mezzi pubblici. In via Zuretti i manifestanti hanno imbrattato le serrande del bar e scagliato un paio di pietre. Alcuni agenti si sono schierati davanti al locale e tutto è finito lì. Alla manifestazione ha partecipato anche la sorella della vittima che ha respinto la richiesta di «comprensione» avanzata da Tina Cristofoli, moglie e madre dei due arrestati perché «Deve prima smentire quelle frasi in cui si dichiara razzista».

Sabato si replica: nuovo corteo in partenza alle 14.30 da piazza Oberdan con Bebo Storti, Cochi, Lella Costa, Caparezza, gli Assalti Frontali e Moni Ovadia, i collettivi studenteschi e universitari, i centri sociali Cantiere, Fornace, Eterotopia e Leoncavallo.

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