«Ieri, prima di venire qui, ho incontrato la madre e il fratello di Renato Biagetti...». Per un attimo, quando Fausto Bertinotti pronuncia queste parole, i fiati rimangono sospesi. Renato, il ragazzo del Centro sociale Acrobat accoltellato meno di un mese fa a Focene, alluscita di una festa rave, è diventato a Roma simbolo di divisione e contrapposizione.
Secondo i centri sociali Renato è vittima della violenza fascista causata dai centri sociali di destra, da chi legittima i postfascisti, dai giovani che fomentano un clima di intolleranza. Per questo Bertinotti era contestato. Cosa dirà il presidente della Camera? Dice che alla madre di Renato ha promesso «giustizia e verità». Che «bisogna opporsi a forme di guerra civile striscianti». Che «Bisogna trovare forme di convivenza civile fra tutte e tutti». Lo applaudono a lungo, a partire da Gianfranco Fini.
Il ricordo di Biagetti diventa simbolo di riconciliazione
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