Cronache

Il ricordo Quell’estate alla «Campagnuzza» così triste per gli esuli

di Umberto Fabio Dallavia

Con riferimento al Giorno del ricordo delle foibe dei profughi Istriano Dalmati - 10 febbraio 2009, mi permetto di allegare mio elaborato dal titolo: Gorizia - Estate 1957. A quella data, diciassettenne ancora speranzoso nel futuro, vissi un mese nel quartiere «La campagnuzza» a Gorizia, quartiere che ospitava quasi tutti profughi; da questi amati fratelli appresi quelle cose, questi fatti che pochi conoscevano, i giornali non ne parlavano, la tv era impegnata con «Lascia e raddoppia», or similia. Amo tanto quella città, amo coloro che hanno sofferto ed ancora soffrono, causa una politica di gesso che non ha saputo o voluto ottenere rispetto né per i vivi, tantomeno per i morti. Chissà se lei vorrà dare pubblicazione. Non cerco vanto, bensì dare un piccolo ma sentito contributo a questo mesto Giorno del Ricordo. Grazie comunque se mi avrà letto.

Gorizia - estate 1957
Giovane fanciulla/ figlia di Terra/ che non sarà mai più redenta;/ gli occhi tristi,/ velati da ricordi orrendi/ di foibe assassine.
La Casa Rossa,/ infame confine,/ il filo spinato/ più volte in passato/ di sangue bagnato,/ divisa nei muri/ da militi armati/ contro cuori/ pregni di Italici Amori.
Occhi ogni giorno offesi/ dalla minacciosa collina/ ove dura tirannia/ pose con sassi,/ memoria di teschi giganti,/ due gelide parole,/ qual monito e sfida a chi sopravvive/ alle atroci vendette/ di mitraglia e di fosse,/ «Nash Tito», mai rimosse.
Fanciulla in amore,/ tu chiedi al malo destino/ che ricopra il dolore/ facendo svanire gli impietosi ricordi/ di quanto hai perduto./ Ti sfugge il presente,/ non ti appartiene il futuro.

/ «Nova Gorica»/ ormai di tua casa/ è il triste suo nome.

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