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Riecco i Papaboys e le bandiere: Karol «richiama» mezzo mondo

In 30mila invadono la Capitale con fiaccole e cartelli come nella veglia di quella sera

Riecco i Papaboys e le bandiere: Karol «richiama» mezzo mondo

Massimo Malpica

da Roma

C’è il clima colorato e festoso a cui ci avevano abituato le oceaniche adunate di Giovanni Paolo II. Piazza San Pietro, un anno dopo aver dato l’addio al papa polacco, torna a riempirsi per Karol Wojtyla, tra le bandiere biancorosse del suo Paese natale e i vessilli di ogni parte del mondo, tra gli stendardi con l’immagine del Papa più amato e i tanti striscioni che sembrano voler ricordare al Vaticano quel messaggio che si levò dal sagrato alla sera del 2 aprile di un anno fa: «Santo subito».
Ieri mattina le prove generali, con l’Angelus: Roma già da due giorni si è riempita di fedeli, religiosi e pellegrini, e molti di loro nel colonnato del Bernini hanno ascoltato il ricordo che Benedetto XVI ha fatto del suo predecessore, ricordando che Wojtyla «è morto come sempre era vissuto, animato dall’indomito coraggio della fede». Tanti i polacchi arrivati nella capitale, erano in 4mila ieri pomeriggio per la messa a loro dedicata nella basilica di San Giovanni in Laterano, ma sarebbero 25mila quelli complessivamente giunti in Italia per l’anniversario. Riecco anche i «Papa-boys», con le loro chitarre, i sacchi a pelo, i girotondi e le stesse canzoni, cantate seduti per terra, che l’anno scorso accompagnavano le veglie di preghiera in piazza, sotto le finestre di Giovanni Paolo II.
Alle otto di sera, via della Conciliazione è già piena di gente in cammino, e metà della piazza è colma. Venti, trentamila persone aspettano l’inizio della veglia, in programma alle 20,30, mentre alle 21 è previsto il rosario. Ma altre decine di migliaia, al tramonto, sono i pellegrini in marcia verso San Pietro: dopo una calda e assolata giornata trascorsa in giro per Roma, nessuno vuol perdersi l’omaggio reso da Ratzinger a Wojtyla alle 21.37, esattamente l’ora in cui Giovanni Paolo II spirò il 2 aprile del 2005.
Molti hanno approfittato della domenica quasi estiva per coniugare fede e cultura, ma tra i luoghi più visitati ovviamente anche ieri erano in cima all’elenco le Grotte vaticane, il luogo dove è sepolto il Papa polacco, da un anno a questa parte divenute oggetto di un interminabile e continuo pellegrinaggio: in mattinata anche il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, insieme alla moglie Franca, ha voluto recarsi qui per inginocchiarsi per qualche minuto, in silenzio, di fronte alla semplice lastra tombale in marmo bianco.
Col buio, in piazza, si accendono le fiaccole, alle 20.30 comincia la veglia, con letture di scritti di Wojtyla e canti, di fronte a una folla di 50mila persone che continua a crescere. E alle 21 in punto la finestra illuminata dell’appartamento del pontefice si apre: Benedetto XVI si affaccia, benedice la gente sotto di lui per poi dare inizio alla recita del rosario.
«È importante essere qui perché vogliamo essere ancora vicini al nostro Papa. Lo amiamo ed è la nostra speranza», spiega sorridendo Janna, 18enne polacca di Miechow. «È stato il “mio” Papa - dice Anna, che arriva da Viterbo - perché io sono nata nel ’78, e il sorriso di Giovanni Paolo II non lo dimenticherò mai». Ma se il clima di questa serata in ricordo di Wojtyla è di festa più che di cordoglio, in tanti hanno un pensiero per il piccolo Tommaso, la cui terribile morte è ricordata anche in uno striscione. «Sono certo che Giovanni Paolo II l’avrà accolto in cielo - sospira Angelo, un giovane prete - perché lui aveva sempre un pensiero speciale per i giovani, per i bambini».
Quando Benedetto XVI prende la parola, la piazza si ferma, in silenzio, ad ascoltare commossa. E davanti a tutti, quello striscione in polacco: «Jan Pawel II wielki».

Santo subito.

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