«Non ce laspettavamo, è una decisione non certo favorevole per noi». Cesare Corti Galeazzi - uno dei legali di Giovanni Novi, ex presidente dellAutorità portuale - commenta così la decisione del tribunale del riesame. Novi, sotto accusa per le concessioni al porto, è rimasto per 11 giorni agli arresti domiciliari, provvedimento chiesto dai pubblici ministeri per evitare che lex presidente del Porto influenzasse eventuali testimoni. Diverso era il parere del capo della procura (e quindi superiore dei pm) Francesco Lalla, contrario agli arresti perché Novi era «incensurato, ultra settantenne» e perché «nella sua carica in scadenza, secondo i capi di imputazione, avrebbe compiuto dei reati senza fini di lucro personale». Alla fine il giudice per le indagini preliminari (gip) aveva accolto la richiesta dei pm e la difesa aveva presentato ricorso al tribunale del riesame sostenendo che era stato illegittimo arrestarlo. Tesi respinta ieri dal tribunale del riesame, che ha quindi dato ragione ai pm.
Il legale di Novi sottolinea però due fatti: «Lordinanza che ha confermato la validità del provvedimento del gip fa riferimento solo a due ipotesi di reato: la turbativa dasta del 2004 e la concussione, non entrando nel merito degli altri reati contestati. Inoltre, essendo stati revocati i domiciliari a Novi prima del giudizio, la cognizione dei giudici del riesame era limitata solo alla verifica dei presupposti per una futura domanda di risarcimento per ingiusta detenzione».
Cera poi la questione del «no» del procuratore capo alla domanda di arresti dei pm, finita anche al Csm.
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