Milano - «Perché ieri mi sono iscritto al Pdl? Ma cosa dice? Io non mi sono iscritto, io sono sempre stato iscritto al partito». E quindi? «Era scaduta la tessera e sono andato a rinnovarla». Voce ferma e mente lucidissima per l’ex direttore didattico che nella carta d’identità ha scritto 1907. Centoquattro anni e nessuna voglia di dimostrarli. Come quando venerdì ha preso la metropolitana per arrivare fino a viale Monza, la sede milanese del Pdl. Che non sta proprio in centro, ma al di là della cerchia ferroviaria. E di fronte alla meraviglia degli addetti al tesseramento, non si è scomposto nemmeno un po’. Tanto che non ha nemmeno capito la domanda più ovvia, come mai alla sua età fosse lì. E lui risponde che a fare il tesseramento con internet aveva dei problemi. E quindi aveva preso il metrò. «Ma perché mi chiede queste cose? Cosa c’è di strano?». Beh, qualcosa di strano c’è, lei ha 104 anni. E questo accento non è milanese. «Sono istriano». Ah, sembrava. E il suo tempo di reazione è un attimo. «E lei?», le domande vuol farle anche lui. «I miei son del Friuli». «Che bello il Friuli. O ce biel ciscjel a Udin». O che bel castello a Udine, o che bella gioventù è la canzone di quei posti e di quei tempi, canticchiata con un pizzico di nostalgia. Sembra fatta. Fotografo? Possiamo farle una fotografia? «Fotografia perché? No, no. Non voglio pubblicità. Il nome? Macché nome sul giornale. Che poi arrivano i giornalisti e allora sì che finisco nella tomba». Solo le iniziali, allora. Ce lo perdonerà il signor E.O., classe 1907, direttore didattico. È solo per render credibile un racconto incredibile.
Per ringraziarlo, ieri mattina, gli ha telefonato il coordinatore regionale del Pdl in Lombardia, il sottosegretario Mario Mantovani. «Cosa mi ha detto? Mi ha detto che era la prima volta - racconta - che riceveva la telefonata di un senatore della Repubblica. E che era molto onorato. Che Berlusconi ha bisogno di sostegno, che non bisogna tornare al vecchio teatrino della politica».
Ma al pomeriggio c’è anche di più. «Siamo in crisi? Va bene - spiega il signor O. - ma siamo in maggioranza e dobbiamo governare. Questa è la democrazia. Se cominciamo a far saltare i partiti che hanno preso più voti, allora dove vanno a finire le regole?». Ineccepibile. «E il governo Prodi allora? Andava avanti con uno o due voti in più. E portavano a votare i senatori a vita». Oggi? «Non vorremo mica vedere un assalto alla diligenza. L’ho già detto, o le regole valgono o non valgono. Ci saranno mica le iene che danno l’assalto a chi governa legittimamente. Che modo sarebbe questo di fare politica». Son tempi difficili per l’economia. «Siamo in crisi? E allora l’opposizione aiuti la maggioranza a venirne fuori. È questo il suo dovere. Per il bene di tutti. Il parlamento deve funzionare regolarmente secondo le leggi della democrazia». Non un’incertezza, il filo del ragionamento si dipana rapido. «C’è un solo segreto, bisogna sempre far lavorare il cervello». E lei come fa? «Io ho sempre rotto le scatole a tutti. Ma perché mi chiede queste cose?».
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