“Lettere sgradevoli”. Un’ombra sul rapporto tra Diana e il principe Filippo

Il mistero delle missive piene di cattiverie che il duca di Edimburgo avrebbe inviato alla principessa Diana dopo il divorzio da Carlo

“Lettere sgradevoli”. Un’ombra sul rapporto tra Diana e il principe Filippo

Lady Diana non sarebbe mai riuscita a legare davvero con i membri della royal family. Tra le due parti vi sarebbe sempre stata una distanza incolmabile. Se per i Windsor la dedizione alla Corona, il dovere, la consapevolezza e l’orgoglio del lignaggio erano i princìpi su cui poggiava la loro stessa esistenza, per la principessa, entrata a corte giovanissima, non era affatto così. Il motto di famiglia “never complain, never explain”, ovvero “mai lamentarsi, mai dare spiegazioni”, non fu mai d’ispirazione per lei. Non plasmò mai davvero la sua quotidianità, né in privato, né in pubblico. Nonostante ciò Diana non sarebbe stata totalmente incompresa a Palazzo. Il principe Filippo avrebbe instaurato un rapporto confidenziale con lei, divenendo quasi un suo consigliere. Dopo la morte della principessa, però, qualcuno avrebbe gettato un’ombra su questo legame.

Il maggiordomo della principessa

Paul Burrell è un nome molto noto sia agli esperti reali, sia alle persone interessate alle vicende della royal family britannica. Nato nel 1958, a soli 18 anni iniziò a lavorare a Buckingham Palace e a 19 divenne il valletto personale della regina Elisabetta, come hanno riportato il Mirror e l’Independent. Nel 1987 iniziò a lavorare a Highgrove, al servizio di Carlo e Diana. Dopo il divorzio del principi rimase con Lady D fino alla sua morte, nel 1997.

Burrell è la controversa fonte di buona parte delle informazioni e delle indiscrezioni che abbiamo sulla principessa e autore di libri sulla sua vita, come “In The Royal Manner. Butler to Diana” (1999) e “A Royal Duty” (2003). È l’uomo che, nel gennaio 2004, raccontò di avere la casa infestata dal fantasma di Diana, ma anche il destinatario dell’inquietante lettera, datata ottobre 1996 e citata dal Guardian, in cui Lady D scrisse: “…Mio marito sta pianificando un incidente nella mia macchina, un guasto ai freni per causare un grave trauma cranico”.

L’ex maggiordomo rese pubblica la lettera nel 2003 dopo circa un anno dal processo al tribunale centrale penale di Old Bailey che lo vedeva imputato per il furto di alcune carte private appartenenti a Diana. A sorpresa venne salvato dalla regina Elisabetta: come ha riportato il Daily Mail la sovrana sostenne di aver ricordato per caso che diversi anni prima Burrell aveva chiesto e ottenuto il suo permesso di conservare alcune lettere e note della principessa.

“Ho bisogno di farlo"

Burrell non si sarebbe affatto limitato a custodire alcune carte di Lady Diana. Nel 2002 avrebbe distrutto alcune missive in suo possesso che riguardavano proprio la principessa. A raccontare questo presunto retroscena, durante l’inchiesta del 2008 riguardante la tragedia del Tunnel dell’Alma, fu Michael Faux, consigliere per la sicurezza e guardia del corpo dell’ex maggiordomo.

Faux, ha riportato il sito Standard.Uk, rivelò di aver visto Paul Burrell bruciare due sacchi di carte nella sua casa di Farndon, nel Cheshire. Non sarebbe riuscito a leggere ciò che era scritto sui fogli, ma si dichiarò certo di aver visto lo stemma di Buckingham Palace. Michael Faux si sarebbe avvicinato a Burrell per chiedergli cosa stesse facendo, ma questi avrebbe risposto: “Devo farlo, Mike, devo farlo”.

Le autorità e i media ipotizzarono che il mittente delle lettere fosse il principe Filippo, marito della regina Elisabetta. Il collegamento avvenne attraverso le parole di una confidente di Diana, la “medium” Simone Simmons. Le due donne, ha spiegato il Guardian, si incontrarono per la prima volta nel 1993 e divennero ben presto grandi amiche. Addirittura, in alcune occasioni, Diana avrebbe trascorso fino a 10 ore al telefono con la Simmons. Nel 1995 la principessa iniziò a interessarsi alla grafologia: avrebbe analizzato le lettere scambiate con i membri della royal family per comprenderne la personalità. La Simmons raccontò: “[Diana] mi mostrò un paio di lettere sgradevoli…solo due lettere che davvero l’avevano turbata”. Si tratterebbe, ha sottolineato Reuters, di due missive datate 1994 e 1995.

Stando alla confidente della principessa una lettera sarebbe stata scritta a mano, l’altra battuta a macchina. Entrambe sarebbero state firmate dal marito di Sua Maestà. Diana le avrebbe perfino lette ad alta voce, imitando il suocero. Durante l’inchiesta, ha scritto ancora il Guardian, il rappresentante del coroner, Nicholas Hilliard, chiese a Simone Simmons se i messaggi contenessero “osservazioni denigratorie e crudeli”. La donna rispose semplicemente “sì”. Non le venne chiesto di rivelare nei dettagli il contenuto delle lettere e lei mantenne il più stretto riserbo, pur aggiungendo che dopo la lettura di una di queste il volto di Lady D sarebbe diventato “paonazzo”.

Le lettere e l’anello

Nessuno ha mai letto queste presunte “lettere sgradevoli” inviate dal duca di Edimburgo alla nuora. Nessuno sa dove siano, né se esistano davvero. Non possiamo neppure dire con certezza che siano tra le carte che Paul Burrell avrebbe bruciato: l’ex maggiordomo ha sempre negato sia la ricostruzione di Faux, sia quella della Simmons. A parte la testimonianza di questi ultimi, poi, non vi è alcuna prova concreta né che Burrell sia mai entrato in possesso delle missive “crudeli”, né che se ne sia effettivamente sbarazzato, né tantomeno che le carte gettate nel fuoco siano proprio i messaggi del principe Filippo.

Michael Faux e Simone Simmons, infatti, potrebbero aver parlato di due fatti diversi, non necessariamente collegati tra loro. Il primo avrebbe visto due sacchi contenenti delle carte, alcune con lo stemma di Buckingham Palace, ma ciò non significa automaticamente che si trattasse di messaggi, né che fossero stati scritti dal principe Filippo per Lady Diana. Inoltre la frase di Burrell, “devo farlo”, può essere interpretata in molti modi. La Simmons, invece, fece riferimento a due lettere specifiche.

D’altra parte perché l’ex maggiordomo avrebbe dovuto distruggere proprio quelle due lettere? La Simmons le definì “sgradevoli”, non inquietanti, né pericolose per la reputazione della royal family. Non ne rivelò il contenuto esatto, ma stando alle sue dichiarazioni non avrebbero rappresentato una minaccia per la principessa. La famosa missiva inviata a Burrell nel 1996, in cui Lady D affermava di temere per la sua vita, sembrerebbe di gran lunga più minacciosa e grave per la Corona.

Non possiamo neppure escludere che l’ex maggiordomo di corte stesse bruciando dei documenti compromettenti, ma che non avevano nulla a che fare con la prima moglie di Carlo III. Durante l’inchiesta Michael Faux raccontò anche che all’obitorio di Parigi, poche ore dopo l’incidente nel Tunnel dell’Alma, Paul Burrell avrebbe sfilato dal dito del cadavere di Lady Diana l’anello insanguinato di Bulgari da 3mila sterline, dono di Dodi al-Fayed. Altra ricostruzione respinta con forza da Burrell. Il risultato, però, è lo stesso: nessuno sa dove siano l’anello e le lettere (con la differenza che il gioiello sarebbe stato immortalato in alcune foto).

“Un vivace scambio di battute”

Burrell diede un’altra versione, anche questa tutta da dimostrare, riguardo a un carteggio tra il duca di Edimburgo e la principessa Diana. Sostenne, citato dal Guardian, che Lady D gli avesse mostrato diversi messaggi ricevuti dal suocero, ma nessuno di questi sarebbe stato “spiacevole”, né aggressivo nei toni. Dichiarò anche che le lettere risalivano al 1992 (ma ciò non esclude che ve ne siano state altre nel 1994 e nel 1995, come suggerito dalla Simmons).

Precisò, poi, che il contenuto sarebbe stato nulla più che un “vivace scambio di battute” , un riflesso del carattere sarcastico di Filippo. “Quando [le lettere] arrivarono”, disse Burrell nella fase d’inchiesta, “furono una sorpresa. La principessa non se le aspettava e sembravano piuttosto taglienti…ma erano sincere, comprensive e contenevano critiche costruttive”. L’uomo negò con decisione che vi fossero frasi offensive: “Non è nello stile del principe Filippo. Non scriverebbe messaggi sprezzanti sulla principessa. Il principe Filippo non è un uomo sgradevole”.

Il rapporto tra Diana e Filippo

I biografi ci dicono che tra la principessa e il duca di Edimburgo sarebbe nata fin da subito una forte complicità. Molto probabilmente Filippo osservava con paterna tenerezza i tentativi della nuora di adattarsi alla vita di corte. Sarebbe diventato una figura amica, sempre pronto a consigliare e a guidare quella che per tutti sarebbe diventata, un giorno, la regina consorte d’Inghilterra.

“Quando Diana trovava difficili le restrizioni della vita reale, era Filippo che l’aiutava”, ha scritto l’autrice reale Ingrid Seward nel suo libro “Prince Philip Revealed. A Man of His Century” (2020), citato dal People. “Da sposata, alle interminabili cene formali, [Diana] non si sedeva mai accanto al marito. Era sempre seduta accanto a Filippo e lui si prendeva cura di lei”.

La presenza del principe consorte sarebbe stata rassicurante per Lady D, soprattutto quando doveva affrontare situazioni che considerava noiose e opprimenti come “le cene a Balmoral”, ha detto la Seward. “Diana [le] trovava uno stress enorme e l’atmosfera soffocante. Quando il suonatore di cornamusa si avvicinava al tavolo dopo la cena con il suo kilt ondeggiante e [il suono] lamentoso della cornamusa, [Diana] non vedeva l’ora di lasciare la stanza”.

Dopo la pubblicazione del libro di Andrew Morton “Diana. Her True Story” (1992) la regina Elisabetta e il principe Filippo avrebbero invitato Carlo e Diana per un incontro privato al Castello di Windsor. Il duca di Edimburgo si sarebbe mostrato gentile con la nuora, facendo appello al suo buonsenso e a quello del figlio. Avrebbe poi chiesto a entrambi, di “provare a pensare ai loro figli, alla monarchia, al Paese, invece che alle loro sofferenza personali”, ha dichiarato la Seward.

Filippo avrebbe iniziato a scrivere a Lady D delle lettere, sperando di farle cambiare idea. Si sarebbe firmato “Pa” e sarebbe arrivato a dirle che Carlo “era uno sciocco a rischiare tutto con Camilla”. In una lettera il principe avrebbe scritto: “Non avremmo mai immaginato che potesse arrivare a lasciarti per lei. Non riesco a pensare che chiunque sano di mente possa lasciarti per Camilla. Un’idea simile non ci ha mai sfiorato”.

Filippo si sarebbe perfino offerto come mediatore tra il figlio e la nuora, pur ammettendo di “non avere talento come consulente matrimoniale”. A questo messaggio in particolare Diana rispose di essere consapevole dell’affetto e della preoccupazione del suocero e, bonariamente, lo rimproverò: “Sei molto modesto riguardo alle tue capacità di consulente matrimoniale, non sono d’accordo con te!”.

Apprezzava il suo sostegno, sebbene i due non la pensassero affatto allo stesso modo: il principe consorte avrebbe criticato le relazioni extraconiugali di Lady D, mostrandole gli errori commessi secondo il suo punto di vista. Diana avrebbe espresso il suo disappunto, ricordandogli in modo più o meno diretto la liaison tra Carlo e Camilla.

La posizione del duca era orientata verso il dovere e il benessere dell’istituzione, quella della nuora verso la sfera privata, i dolori personali. Sono entrambe valide prospettive, il problema è che né il principe Filippo, né l’allora principessa del Galles riuscirono a trovare un compromesso. “Filippo comprese che il comportamento di Diana stava avendo un effetto deleterio sull’istituzione monarchica”, ha detto la Seward nel suo libro. “[Diana] arrivò a provare una certa antipatia nei confronti del principe Filippo, poiché trovava impossibile avere a che fare con lui”. Sarebbe stato troppo “severo”.

Forse potrebbe essere proprio questo il termine giusto. Del resto un’opinione “severa”, critica, non implica automaticamente un atteggiamento “sgradevole”. La questione può essere sfumata e dipendere dal contesto. Talvolta, poi, la percezione di tali sensazioni è del tutto soggettiva. Non possiamo escludere che il duca di Edimburgo abbia inviato alla principessa qualche lettera dal tono un po’ più pungente, venata di quell’ironia che era parte del suo carattere. Diana, rivelò la Simmons, “arrossì” dopo aver letto uno dei messaggi. Può darsi, ma siamo nel campo delle congetture, che questa reazione fosse dovuta all’imbarazzo per qualche giudizio più diretto, non per delle frasi rabbiose ed eccessivamente aggressive.

Sembra quasi certo, in ogni caso, che Filippo abbia tentato in tutti i modi di salvare il matrimonio del figlio. Il suo impegno deve essere interpretato come un dovere verso la Corona, ma forse non si trattò esclusivamente di questo: il principe consorte avrebbe rivisto se stesso e il suo passato nella giovanissima nuora. Erano entrambi “outsider”, come ha sottolineato la Seward, venuti da un mondo diverso, a cui era stato richiesto di adattarsi a nuove regole di vita.

Filippo ci riuscì, Diana non del tutto. Si ritrovarono su fronti opposti ed ebbero due destini altrettanto antitetici, ma rimasero, in qualche modo, spiriti affini e mantennero quasi fino all’ultimo una forma di dialogo.

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