Addio a Emilio Fede

Con 33 anni di carriera in Rai e 23 a Mediaset è stato un pezzo di storia del giornalismo e della tivù italiana. Aveva 94 anni

Addio a Emilio Fede

Emilio Fede è morto oggi a 94 anni dopo una lunga malatttia. Nel pomeriggio, le figlie avevano anticipato che le condizioni dell'ex direttore del Tg4, attualmente ricoverato nella residenza per anziani San Felice di Segrate, erano peggiorate. I funerali si terranno giovedì presso la parrocchia Dio Padre di Segrate a Milano 2.

La gavetta giornalistica a Roma

Per i detrattori era solo un fazioso, per gli ammiratori un vero giornalista di razza d’altri tempi. Di sicuro, Fede, dopo aver trascorso 33 anni di carriera in Rai e 23 anni a Mediaset, può considerarsi a pieno titolo un pezzo di storia della tivù italiana. Nato nel 1931 a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, Fede si trasferisce a Roma solo dopo la fine della guerra quando suo padre, brigadiere dei carabinieri distaccato in Etiopia, viene mandato a lavorare ad Ostia. Qui il giovane Emilio frequenta il liceo classico e muove i primi passi nel mondo del giornalismo. “Il mio professore di greco era corrispondente da Ostia del Messaggero. Approfittando del fatto che avevo in casa la fonte delle notizie, che era la tenenza, io telefonavo al Messaggero e gli davo le esclusive. Il Messaggero mi chiese di fare il corrispondente da Ostia”, racconterà. Fede, prima di entrare in Rai, collabora anche col Mattino di Roma e con La Gazzetta del Popolo di Torino, testata con la quale diventa inviato.

Emilio Fede entra in Rai

Sempre come inviato viene preso, nel 1954, dalla televisione di Stato inizialmente come conduttore a contratto e, poi, nel 1961, viene assunto in pianta stabile. In questi anni avrebbe avuto un breve flirt con la conduttrice Enza Sampò, ma già nel 1964 Fede convola a nozze con Diana De Feo, figlia di Italo, il vicepresidente della Rai dell’epoca. Da quel momento Fede diventa l’“ammogliato speciale” e la sua carriera prende una svolta. Per 8 anni, per conto di Tv7 condotto da Sergio Zavoli, è inviato speciale dall’Africa, continente che in quel periodo vive la fase di ‘decolonizzazione’. Dopo essere stato contagiato da una brutta malattia, nel 1976 torna in Italia e brucia in breve tempo tutte le tappe: conduttore, Caporedattore, vicedirettore e direttore “pro tempore” del Tg1 nel 1981 per poco più di un anno. Verso la fine degli anni ’70 tenta di entrare in politica candidandosi con il Psdi, ma non viene eletto. Da direttore del Tg1, invece, prende una decisione coraggiosa e inedita per l’epoca: raccontare in diretta il tentativo di salvataggio del piccolo Alfredo Rampi, il bambino di Vermicino che morirà il 10 giugno 1981 dopo essere tragicamente caduto in un pozzo. In questi anni Fede scopre anche l’esistenza della cosiddetta “bistecca agli estrogeni”, ossia l’usanza degli allevatori di gonfiare la carne con medicinali che possono causare tumore e impotenza sessuale.

Il passaggio in Fininvest

Nel 1987 Fede finisce sotto processo per gioco d’azzardo (una vicenda dalla quale verrà comunque assolto) e lascia la Rai per passare a ReteA. Due anni dopo entra in Mediaset (all’epoca Fininvest) e assume la direzione della testata di approfondimento Videonews e nel biennio 1991-1992 conduce Studio Aperto. La prima puntata, andata in onda alle 20:30 del 16 Gennaio 1991, si apre con uno scoop: l’inizio della prima guerra del Golfo. Una diretta che dura fino al mattino seguente, con l’inviata dagli Usa, Silvia Kramer, che raccontava l’avvio dell’operazione Desert Storm. Fede fu il primo a dare la notizia che i piloti italiani Gianmarco Bellini e Maurizio Cocciolone erano stati catturati.

La Seconda Repubblica, Fede accusato di faziosità

Nel ’92 va a dirigere il Tg4, dove resterà per ben 20 anni. “Quando sono arrivato non avevano le agenzie stampa, non sapevano cosa fosse una segreteria di redazione. Per un po’ di mesi ho fatto una vera e propria scuola per creare un tg”, dirà. Con la fine della Prima Repubblica, Fede si schiera dalla parte di Silvio Berlusconi tanto da criticare aspramente il direttore d Il Giornale, Indro Montanelli, contrario fin da subito all’ingresso in politica del suo editore. Fede lo attacca in apertura di un’edizione serale del Tg4. Il noto giornalista replicherà con il suo noto sarcasmo: “Giovedì sera annuncio a sorpresa di Emilio Fede nel suo Tg4: ‘Adesso – ha detto – voglio parlarvi di informazione’. C'è sempre una prima volta”. Per tutta la Seconda Repubblica Fede verrà tacciato di faziosità anche per il modo in cui, il 28 marzo 1994, annuncia la vittoria elettorale del centrodestra: “Silvio Berlusconi – dirà - ha vinto la sua battaglia. Consentitemi di dire che l'ha vinta con grande coraggio, che l'ha vinta quasi contro tutto e quasi contro tutti. Perché? Perché l'ha vinta contro la gran parte della stampa, la gran parte dell'informazione radiotelevisiva, e l'ha vinta anche contro molti che gli consigliavano, in amicizia, di non fare questo passo”. Ai suoi detrattori Fede risponderà con il suo inconfondibile aplomb: “Io fazioso? Che frescaccia. Faziosi sono i Santoro, i Lerner. Sono giornalista professionista da 52 anni, sulla mia libertà non si possono avere dubbi. Veltroni lo conosco da bambino, ho ottimi rapporti con D'Alema, Diliberto, Bertinotti, Bersani, Rutelli, Napolitano. Chi non stimo affatto è Prodi. E Di Pietro: grida e insulta. Io non ho mai insultato nessuno”. Silvio Berlusconi lo difenderà dichiarando: “Non so come Borrelli potrebbe comportarsi da direttore del Tg4, ma Emilio Fede alla Procura di Milano garantirebbe un sistema molto più vicino allo stato di diritto e a quello che dovrebbe essere l'ordinamento giudiziario in uno stato liberal-democratico”.

Nel 2000 conduce Sipario, programma di cronaca rosa del Tg4 in cui Fede introduce le “meteorine”, ossia le annunciatrici del meteo di bella presenza che vanno in onda al posto dei tradizionali meteorologi. In questi anni il direttore si cimenta anche nella scrittura di svariati libri come: Finché c’è Fede (1997), Privè. La vita è un gioco (1998), L’invidiato speciale (1999), La foglia di fico (2000), Samba dei ruffiani (2001), La cena dei cretini (2002), Ladro d’amore (2003), Peluche (2005), Fuori onda (2006), Dietro lo schermo (2008), Se tornassi ad Arcore (2015) e Africa. Storie di un inviato speciale (2017).

Gli ultimi anni di vita di Emilio Fede

L’esperienza a Mediaset, per Fede, si chiude nel 2012, un anno dopo il coinvolgimento nel ‘caso Ruby’. “La mia situazione non è chiara al momento neppure a me in realtà è già stato designato un nuovo direttore quindi io non so cosa posso o cosa devo fare oggi. I miei collaboratori sono tutti sorpresi, disperati, anzi di più, nessuno si aspettava una cosa del genere”, dirà nel corso della sua ultima conduzione. Lasciata Mediaset, Fede tenta senza successo di entrare in politica col movimento ‘Vogliamo Vivere’, ma già nell’agosto del 2012 si rimette in pista nel mondo del giornalismo conducendo Attualità con Fede, una rubrica settimanale sul canale del digitale terrestre Vero Capri. Nel 2013 guida per un breve periodo La Discussione, giornale fondato da Alcide De Gasperi e risorto per volontà dell’ex ministro forzista Gianfranco Rotondi.

Solo il 7 maggio 2018 Fede viene condannato a 4 anni e 7 mesi che sconta con i domiciliari. “Sono un po’ triste rispetto la condanna, rispetto la giustizia, non discuto la sentenza. Però sto vivendo la cosa con molta tristezza e molta malinconia”, rivela nel novembre 2019 nel corso di un’intervista rilasciata poco dopo il suo ricovero al San Raffaele di Milano. “Sono stato molto male – le sue parole – sono caduto, vivo per miracolo. Ho avuto un tale colpo alla schiena che rischio di essere ‘il giornalista zoppicante’”. E concluderà: “Al 90% io morirò ai domiciliari. Per forza. Qualcuno ha proposto di chiedere la grazia, ma non ci penso neanche lontanamente. La morte non mi fa paura, mi fa arrabbiare. Mi fa arrabbiare l’idea di dover morire”. Nel 2024, all'età di 93 anni, le sue condizioni di salute peggiorano e viene ricoverato in una Rsa. "La vecchiaia è brutta, ma la rispetto. Ora il mio sogno è raggiungere mia moglie", dirà intervistato da Libero.

Il 2 settembre 2025 le sue figlie, Simona e Sveva, annunciano al Corriere della Sera che le condizioni dell'ex direttore del Tg4, attualmente ricoverato nella residenza per anziani San Felice di Segrate (Milano), sono peggiorate gravemente, ma lui "continua a lottare come un leone".

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