da Roma
visto che si è votato per alzata di mano), finisce 22 pari, di fatto un parere contrario. Con il Prc che si ritrova con il cerino in mano.
Già, perché per le difficili acque in cui naviga il popolo della sinistra radicale, con il governo che vara un pacchetto sicurezza considerato quasi reazionario, la commissione dinchiesta sul G8 - di cui Bertinotti fu insieme ad Agnoletto uno degli animatori - era attesa come una boccata dossigeno dopo unimmersione nella fossa delle Marianne. Una carta da giocare per lenire i dolori che arrivano dalle prese di posizione di Di Pietro sul ponte di Messina o di Mastella sui magistrati. Così, ci sta che Bertinotti alzi il telefono e non nasconda il suo disappunto a Prodi. In Transatlantico, invece, interpellato dai cronisti mantiene il suo aplomb istituzionale: «Cosa penso? Non dovete fare neanche fatica per immaginarlo...». A parlar chiaro, però, ci pensa Migliore. Perché, dice il capogruppo del Prc alla Camera, «è un fatto di una gravità assoluta su cui deve intervenire Prodi». Che, vista la situazione e la giornata di trattative per cercare di ricucire con i perplessi del Senato che la prossima settimana saranno alle prese con la Finanziaria, sceglie la via del silenzio. «Gli equilibri sono troppo delicati», dicono da Palazzo Chigi. Così, da una parte si sceglie di prendere le distanze da una decisione che «è del Parlamento», mentre dallaltra si cerca di rassicurare la sinistra radicale promettendo che sulla questione «ci sarà una valutazione dellesecutivo». Parole che non bastano a sedare la rabbia dei movimenti, ormai sempre più lontani dal Prc.
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