Riforme, la Cei: "Sì al federalismo ma solidale"

Monsignor Miglio, responsabile Cei per i problemi sociali e il lavoro: i vescovi "vedere come contribuire a portare a compimento questa transizione". Nel documento preparatorio della Settimane sociali: federalismo, legge elettorale, cittadinanza ai figli degli stranieri e fisco

Riforme, la Cei: "Sì al federalismo ma solidale"

Città del Vaticano - I vescovi italiani intendono contribuire al "delicato e importante" tema delle "riforme istituzionali". Lo ha detto monsignor Arrigo Miglio, responsabile Cei per i Problemi sociali e il Lavoro e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani, a margine della presentazione del documento preparatorio "Cattolici nell'Italia di oggi. "C'é un'area un po' delicata ma importante che è quella delle riforme istituzionali" sulla quale i vescovi vogliono "provare a vedere come contribuire per portare a compimento questa transizione di riforme di cui tutti dicono che abbiamo tanto bisogno", ha spiegato monsignor Miglio.

Federalismo, in un'Italia solidale Non ci sono pregiudizi da parte dei vescovi italiani sul federalismo "previsto tra l'altro dalla Costituzione" ma "il punto è come vivere la solidarietà all'interno del Paese", ha poi spiegato monsignor Miglio. "Nel documento sul Mezzogiorno di febbraio - ha aggiunto - abbiamo già individuato alcune caratteristiche che il federlaismo, compreso quello fiscale, deve avere perché il Paese possa continuare a essere solidale. "Abbiamo a che fare - si legge nel documento preparatorio - con politiche di riforma caratterizzate da elementi di incertezza a metà strada tra un funzionale compromesso fra principi di uguale valore e la produzione di decisioni-manifesto, spendibili sul piano del consenso ma fragili sul piano dell'architettura istituzionale e del tasso reale di innovazione". Perciò, aggiunge il testo, è "opportuno" meditare su "dualismi e differenze territoriali del Paese" evitando "effetti perversi" quali "il federalismo da abbandono".

Legge elettorale "Nelle presenti condizioni di transizione istituzionale, va attribuita una decisa priorità al problema della riforma di governo inclusi i suoi contrappesi e una conforme legge elettorale".  "La ricerca di un nuovo equilibrio tra lo spazio politico e quello delle altre funzioni sociali - si legge nel documento - non contraddice la richiesta di una maggiore capacità decisionale delle istituzioni politiche e della corrispondente responsabilità". "Potere e responsabilità" sottolinea tuttavia il documento, vanno riconnessi "in forme più immediate e trasparenti", a partire da una "legge elettorale conforme". "Diffusa - si sottolinea inoltre - è la coscienza dell'urgenza di completare la transizione istituzionale", la quale, "non è finita e la sua incompiutezza nuoce gravemente al bene comune". Transizione che va intrapresa "secondo criteri di sussidiarietà, di responsabilità imputabile e di efficacia".

Fisco "Come ridistribuire orizzontalmente la pressione fiscale: anzitutto spostandola dal lavoro e dagli investimenti alle rendite". E' uno dei punti fissati dai vescovi. "Il sistema fiscale italiano - si legge nel documento preparatorio per Settimana sociale dei Cattolici italiani - non solo contribuisce meno di quanto potrebbe al bene comune, non provvedendo risorse adeguate alla produzione di beni pubblici e non motivando comportamenti individuali responsabili, ma spesso assicura meno risorse di quante ne promette - pur toccando in alcuni casi livelli elevatissimi di pressione -, genera sperequazioni, induce o consente comportamenti irresponsabili ed egoistici". Secondo il comitato organizzatore delle Settimane sociali della Cei, "parecchi fenomeni negativi possono essere ricondotti in misura non trascurabile al regime fiscale vigente". Tra i "punti critici", l'accento viene posto sul "degrado dell'etica pubblica e della coesione sociale che deriva dall'enorme dislivello di pressione fiscale tra categorie di percettori (dipendenti/autonomi) e tra natura del reddito (lavoro/rendita)", oltre che sul "variare della pressione fiscale, che vede per alcune categorie il differenziale tra lordo e netto vicino al 52%". L'elaborazione del documento, ha individuato tra le criticità del sistema fiscale anche "l'accentuazione della scelta del'unità impositiva rappresentata dal reddito individuale in contrapposizione al criterio del reddito familiare".

Cittadinanza ai figli di stranieri "Il riconoscimento della cittadinanza da parte dello Stato italiano è solo una condizione, certo necessaria ma non sufficiente, per una piena interazione/integrazione delle seconde generazioni nella società italiana. Riconoscere e far rispettare i diritti dei figli dell'immigrazione è infatti una responsabilità collettiva che investe tutte le istituzioni e tutti gli individui". E' quanto si legge nel documento preparatorio in cui si sottolinea il "ruolo importante" che nella società italiana di domani svolgeranno i figli degli immigrati e si evidenziano i limiti dell'attuale legge per gli stranieri nati in Italia messa a punto nel 1992. La legge, osserva il documento, "ha finito per trasformarsi in una probatio perversa per migliaia di ragazzi e ragazze, le cui famiglie hanno dovuto seguire un percorso d'emersione dalla irregolarità attraverso sanatorie e regolarizzazioni".

Moffa: "Bene Cei su federalismo fiscale" "Condivido la riflessione della Cei, un federalismo fiscale che non sia accompagnato da un tasso di solidarietà e da una costruzione che miri a superare le disuguaglianze e a far sì che ci sia davvero coesione sociale può effettivamente creare dei rischi di ulteriori divaricazioni e separazioni in un sistema paese che di tutto ha bisogno tranne che di dividersi". Lo dice a Radio Radicale il presidente della commissione lavoro della Camera Silvano Moffa, del Pdl. "La sottolineatura del federalismo fiscale come elemento che deve essere coniugato con il superamento di un centralismo - prosegue Moffa- mi sembra una riflessione altrettanto importante, ed è esattamente il ragionamento che ci sforziamo di porre al centro dell’attenzione del Pdl, convinti che un federalismo sia possibile nel nostro Paese. Ci siamo avviati a costruire un federalismo fiscale e ancora non costruiamo il federalismo istituzionale. Dobbiamo individuare attraverso i decreti attuativi un modello che individui il costo standard del servizio alla persona. Ed è chiaro che se lo standard viene fissato sulla base di una disparità di trattamento e di servizi da area ad area del Paese rischiamo di falsare il meccanismo fin dalla sua originaria adozione".

"Credo che anche in materia di cittadinanza l’intervento della Cei situi correttamente la riflessione dove va posta - dice infine Moffa - Dobbiamo pensare ormai alla seconda fase dell’immigrazione, quella che riguarda i figli degli immigrati, la loro integrazione, quindi un percorso di cittadinanza che non può essere semplicemente affidato ad automatismi ma deve esser accompagnano da una integrazione reale, di questo vorremmo che si discutesse con grande trasparenza e con un confronto serio. L’Italia non può fare a meno dell’immigrazione. La legislazione del 1992 fu importante, ma oggi presenta alcune limitazioni e quindi richiede alcuni correttivi".

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