Riforme e nomine, l’autunno «caldo» del Papa

Andrea Tornielli

da Roma

La Curia romana vive come sospesa, attendendo di sapere che cosa accadrà in autunno, dopo il Sinodo sull’eucarestia, quando molti prevedono che Benedetto XVI cambi la «squadra» dei suoi collaboratori in Vaticano. Ai cardinali, che in questi quattro mesi e mezzo sono stati ricevuti in udienza, Papa Ratzinger ha parlato dell’intenzione di mettere mano a una riforma della Curia romana che ne semplifichi la struttura. Ma una riforma che accorpi e snellisca gli uffici della Santa Sede richiede esecutori in grado di realizzarla (quella di Paolo VI vide l’allora Sostituto Giovanni Benelli nel ruolo di factotum) ed è per questo che sul tavolo del Pontefice fin dall’estate si trovano anche delle ipotesi di organigramma, con promozioni, spostamenti e trasferimenti che ridisegnino i vertici vaticani.
Una novità rispetto al passato è però rappresentata dall’assoluta assenza di notizie: Benedetto XVI trascorre molte ore della giornata da solo nel suo studio a leggere e studiare le carte, non riceve persone per la Messa celebrata nella cappella privata, non vede persone a pranzo e raramente a cena (si è recato una volta nel palazzo del Sant’Uffizio dal suo ex segretario, il vescovo Josef Clemens, e un’altra volta ha invitato il vescovo tedesco Paul Cordes, presidente di Cor Unum). Dunque nessuno sa se seguirà i consigli dei porporati che in queste ultime settimane gli hanno sottoposto progetti e proposte. Lo stile di Papa Ratzinger è molto riflessivo, come dimostra il suo studio approfondito dei dossier sulle nuove nomine vescovili che il cardinale Giovanni Battista Re gli consegna e che il Pontefice trattiene senza decidere subito come invece faceva Giovanni Paolo II.
Ci sono stati dicasteri vaticani che si sono visti recapitare direttamente dal Papa delle lettere autografe nelle quali venivano espressi dei pareri, senza che queste passassero dalla Segreteria di Stato. Un’altra novità è rappresentata dall’abolizione delle udienze private ai nunzi apostolici: il nuovo Papa saluta personalmente quelli che sono presenti all’udienza del mercoledì ma fino ad oggi non li ha ricevuti singolarmente. Un indizio, secondo alcuni, del fatto che Ratzinger vuole privilegiare l’aspetto pastorale della sua missione, rispetto a quello diplomatico.
La mossa principale sullo scacchiere vaticano riguarda il Segretario di Stato. Il cardinale Angelo Sodano compie 78 anni il prossimo novembre e anche se il suo entourage ripete che potrebbe rimanere in carica fino agli ottant’anni, sono in molti a credere che il Papa gli permetterà di ritirarsi. Un gruppo di anziani porporati curiali sta proponendo al suo posto l’attuale presidente dell’Apsa, l’amministrazione del patrimonio della Santa Sede, il cardinale Attilio Nicora, già vescovo di Verona. Nonostante sia entrato nella Curia romana da solo tre anni, Nicora sta scrivendo un progetto di riforma amministrativa per sottoporla al Papa. Prevede una drastica riduzione del personale, una maggiore centralizzazione delle risorse economiche e dei bilanci dei singoli dicasteri, una riforma dello Ior. Un altro candidato forte appare l’arcivescovo di Genova, Tarcisio Bertone, già Segretario della Congregazione per la dottrina della fede ed esperto canonista: è stato a lungo collaboratore del cardinale Ratzinger, ha visitato Papa Benedetto XVI in Val d’Aosta e ha discusso più volte con lui del futuro della Curia romana. Un terzo possibile «primo ministro» vaticano è il patriarca di Venezia, Angelo Scola, che sarà relatore al prossimo Sinodo e ha collaborato da teologo con Ratzinger. C’è poi chi non esclude - ma la possibilità appare più remota - che il Papa possa chiamare a Roma come suo primo collaboratore il cardinale più votato dopo di lui al conclave dello scorso aprile, vale a dire l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, che nella votazione della tarda mattinata di martedì 19 aprile era arrivato ad ottenere una quarantina di consensi.
È significativo che tra i candidati dei quali si parla oggi per la Segreteria di Stato non vi siano ecclesiastici provenienti dal servizio diplomatico, ad eccezione dell’attuale nunzio in Francia, monsignor Fortunato Baldelli. Sembrano avere invece meno chances gli attuali due vice del cardinale Sodano. Il Sostituto, Leonardo Sandri, potrebbe essere promosso alla guida di un’importante diocesi argentina ed essere creato cardinale, oppure sostituire il cardinale Castrillón Hoyos alla guida della Congregazione del clero. Il «ministro degli Esteri» Giovanni Lajolo (che Sodano vorrebbe come successore) sarebbe invece destinato alla guida del Governatorato o della Congregazione per le Chiese orientali, entrambi posti cardinalizi. All’incarico di «ministro degli Esteri» potrebbe venire chiamato il nunzio in Kenya Alain Paul Lebeaupin. L’attuale Prefetto della Segnatura apostolica, Agostino Vallini, che già è stato vescovo ausiliare del cardinale Giordano, potrebbe diventare il nuovo arcivescovo di Napoli.

Inoltre, Benedetto XVI potrebbe chiamare a Roma in un posto di rilievo il cardinale Ivan Dias, arcivescovo di Bombay.
Sarebbe infine in partenza per una diocesi italiana il vescovo Piero Marini, cerimoniere del Papa, che secondo un altro progetto potrebbe diventare il nuovo cardinale arciprete di San Pietro.

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