Roma - «Prodi e Padoa-Schioppa sanno che devono andare avanti sulle pensioni». Fra una celebrazione e l’altra per l’addio al tallero e l’arrivo dell’euro in Slovenia, il commissario Ue all’economia Joaquin Almunia trova il tempo per inviare un messaggio a Roma. La riforma del sistema pensionistico «è una delle principali sfide che il governo italiano deve affrontare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi», dice l’eurocommissario. «Padoa-Schioppa ed io sappiamo benissimo che cosa fare», ribatte Prodi con malcelata stizza. E poi cambia argomento, augurandosi che la Banca centrale europea non aumenti ancora i tassi d’interesse.
Anche se Prodi tenta di svicolare, la Commissione di Bruxelles è molto attenta al dibattito che si sta svolgendo nel Paese su «pensioni sì, pensioni no». La lettura meticolosa dei giornali italiani sta fornendo un quadro tutt’altro che rassicurante sulle intenzioni del governo e sulla determinazione della maggioranza a procedere nella riforma della previdenza. L’Italia è ancora sotto procedura per deficit eccessivo. E Almunia non dimentica che, proprio nel corso di un incontro a Bruxelles, Padoa-Schioppa s’è venduto come un gran successo il memorandum governo-sindacati sulle pensioni.
«Abbiamo discusso con le autorità italiane sia della correzione del disavanzo, sia della situazione nel medio-lungo periodo - spiega il commissario agli Affari economici nel corso di una conferenza stampa - e, per la verità, una delle principali sfide delle prossime settimane, dei prossimi mesi, è come affrontare la riforma del sistema previdenziale». Almunia ricorda che «c’è un impegno a negoziare la riforma delle pensioni con le parti sociali, e sono sicuro che il governo italiano rispetterà questo impegno. Il presidente Prodi e il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa - aggiunge l’eurocommissario - sanno perfettamente che possono contare su tutto il nostro sostegno su questo proposito necessario ma difficile, su cui è necessario andare avanti». Il problema è un altro: quel che manca a Prodi e «Tps» non è certo il sostegno comunitario, ma quello della maggioranza di centrosinistra.
Il memorandum firmato da governo e sindacati - in realtà un tentativo maldestro di mascherare il mancato inserimento di risparmi di spesa previdenziale nella legge finanziaria - prevede che la «manutenzione straordinaria» della riforma Dini si discuta a partire da gennaio, per concludersi entro marzo. Un impegno che oggi, alla luce del conclave casertano, appare irrealizzabile. Di tavoli e di apertura del negoziato non si parla neppure. Molti pronosticano un lungo rinvio, almeno a dopo le elezioni amministrative.
Ma Almunia, che a dispetto dell’aria bonaria da ex sindacalista spagnolo è un pitbull, non può dimenticare che lo «scalone» approvato nella passata legislatura comporta risparmi, a regime, per 9 miliardi di euro nella spesa previdenziale. Se il governo Prodi vuole abolire lo «scalone» deve dunque indicare altri risparmi compensativi. E qui casca l’asino. «Prodi, per essere eletto, ha promesso agli italiani che andranno in pensione a 57 anni - commenta Giulio Tremonti - ma in questo modo ha firmato un patto col diavolo. Infatti, o ci riesce e scassa il sistema delle pensioni; oppure non ci riesce, e allora sarà inseguito da un milione e mezzo di suoi elettori. Non so che cosa Prodi preferisca. Noi invece - aggiunge l’ex ministro dell’Economia - la nostra riforma delle pensioni l’abbiamo già fatta».
Si racconta che Padoa-Schioppa, all’indomani del conclave di governo a Caserta, abbia avvertito il premier che sulle pensioni il governo avrebbe «rischiato la faccia» con l’Europa. Cosa che si sta puntualmente verificando.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.