Rignano Verso quattro rinvii a giudizio

Asilo degli orrori: rinvio a giudizio per 4 indagati. Nuovo capitolo nella maxi-inchiesta su presunte violenze sessuali avvenute fra le mura dell’asilo di Rignano Flaminio Olga Rovere. Il tutto mentre è stato individuato e passato al setaccio il cosiddetto «terzo sito» nel quale, secondo l’ipotesi degli inquirenti, potrebbero essere avvenuti alcuni episodi di pedofilia. Si tratta di un grande casolare alla periferia di Rignano.
Dunque la Procura di Tivoli ha inviato gli atti della chiusura delle indagini preliminari dopo oltre un anno di audizioni protette sulle piccole vittime. In primavera l’udienza per stabilire se debbano finire sotto processo alcuni dei 7 indagati per i presunti abusi sessuali. A rischiare il processo 3 maestre e il marito di una di loro mentre sarebbero estranei alla vicenda la bidella, il benzinaio cingalese e l’insegnante di sostegno. Non trapela altro. Una notizia che scuote ancora una volta il piccolo centro alle porte di Roma, da sempre diviso in due tra innocentisti e colpevolisti. Una storia agghiacciante che culmina, il 24 aprile 2007, con l’arresto di sei insospettabili accusati di violenza aggravata su minori di anni 10, sequestro di persona, atti osceni in luogo pubblico. I carabinieri di Bracciano, dopo mesi di indagini, mettono le manette ai coniugi Patrizia Del Meglio, maestra, e Gianfranco Scancarello, autore televisivo, alle maestre Silvana Magalotti e Marisa Pucci, all’ex benzinaio Kerum De Silva («l’uomo nero») e all’operatrice scolastica Cristina Lunerti. Le accuse sono pesanti ma gli arrestati si dichiarano innocenti. «Calunnie», grideranno i loro sostenitori durante una manifestazione capitanata dal parroco di Rignano sotto le mura di Rebibbia.
Una vicenda che sconvolge l’Italia e che si sarebbe consumata l’anno precedente. La prima denuncia, difatti, arriva dopo l’estate 2006 quando alcuni genitori, preoccupati per i racconti dei figli, si rivolgono ai carabinieri. Gli uomini del nucleo operativo piazzano microfoni e telecamere all’interno del plesso ma non raccoglieranno prove sufficienti a sostenere le accuse. Del resto, si sa, il paese è piccolo e la presenza degli investigatori non passa inosservata. Veleni e sospetti convivono per mesi con l’attività didattica degli indagati.
Intanto un comitato di genitori chiede l’allontanamento delle insegnanti in odor di pedofilia. Nulla accade fin quando, il 24 aprile, per i sei si aprono le porte del carcere. «Gli orchi» resteranno in galera fino al 10 maggio, quando il Tribunale del Riesame di Roma accoglie la richiesta della difesa e firma l’ordinanza dei domiciliari a tutti. La Cassazione, poi, li rimette in libertà ritenendo insufficienti gli indizi raccolti e persino «fuorvianti». I piccoli, nei filmati prodotti dai genitori, avrebbero avuto suggerimenti alle domande poste loro. Provvedimento preso anche per la settima persona indagata, la maestra Assunta Pisani. Mentre salgono a 25 le denunce contro il gruppo di insegnanti, l’inchiesta del pm Marco Mansi prosegue senza sosta e il gip Elvira Tamburelli da il via all’incidente probatorio. I bambini, a gruppi di 4 o 5, vengono ascoltati nell’Istituto di Neuropsichiatria Infantile di via dei Sabelli.

Alcuni di loro vengono ritenuti non idonei a esser interrogati. I piccoli, tra i 5 e i 7 anni, parlano di «castelli cattivissimi». Un bimbo racconta che le bidelle lo picchiavano e costringevano i maschi a salire sulle femmine nel bagno della scuola.

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