Rilasciata l’italiana sequestrata a Haiti

da Port-au-Prince

Si è chiuso in meno di 24 ore e con un lieto fine il rapimento di Gigliola Martino, la commerciante di 65 anni, rapita venerdì a Haiti. La donna, finita in mano ai sequestratori mentre si trovava a bordo della sua auto nel centro della capitale, Port-au-Prince, è stata liberata all’alba di ieri ed è in buone condizioni.
Com’era evidente fin dall’inizio, il rapimento non ha avuto alcun carattere di rivendicazione politica e nessun legame con il terrorismo internazionale: si è trattato piuttosto di un gesto a scopo di estorsione. La famiglia di Gigliola Martino, da anni residente a Port-au-Prince, gestisce nell’isola caraibica un commercio di forniture elettriche e per gli standard locali è considerata una famiglia facoltosa.
Alla notizia del rapimento, i parenti della Martino si sono immediatamente messi in contatto con l’unità di crisi italiana e le sedi diplomatiche locali. Il console onorario, Giovanni De Matteis, con l’ambasciatore a Santo Domingo, Giorgio Sfara, e in collaborazione con l’ambasciata francese a Haiti, sono intervenuti per il rilascio della donna.
I rapimenti effettuati da bande criminali a caccia di denaro sono piuttosto comuni nell’isola caraibica, precipitata nel caos politico da quando nel 2004 l’ex presidente Jean Bertrand Aristide è stato destituito e nel Paese imperversa la battaglia fra opposte fazioni. In media si verificano cinque sequestri di persona al giorno e dei 250 degli ultimi mesi, 10 hanno preso di mira stranieri. Giovedì la stessa sorte dell’italiana era toccata ad altri due stranieri che lavorano in una società di comunicazioni. Mercoledì era stata liberata una donna canadese di 65 anni.


La situazione a Haiti resta ancora instabile e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrà decidere nei prossimi giorni se prorogare la missione ed eventualmente irrobustirla con altri mille uomini come raccomandato dal segretario generale Kofi Annan in vista delle elezioni politiche di ottobre e le presidenziali tra novembre e dicembre. I caschi blu non sono addestrati a fronteggiare i rapimenti e devono fare affidamento sulla collaborazione dei cittadini.

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