Rimborsi difficili per gli allevatori degli animali sbranati: e si scatena il bracconaggio

Lupi soffocati dai lacciuoli della burocrazia laziale. Il dilettantismo, le contraddizioni e gli squilibri della politica regionale sui rimborsi dei danni da lupi al bestiame, sono responsabili, sia pure indirettamente, della morte di decine di questi animali protetti in quasi tutti i paesi occidentali. Dopo anni di eccessi, in cui la Regione rimborsava agli allevatori laziali la metà di quanto liquidato a livello nazionale, gli indennizzi si sono fatti più difficili o impossibili. E il bracconaggio dilaga. A dispetto dei divieti e con la certezza quasi assoluta dell’impunità, considerato il numero ridotto di controlli dei guardiaparco e delle guardie forestali. «D’altra parte - dice lo zoologo Paolo Ciucci - come si può condannare gli allevatori? Se i lupi distruggono la fonte di sostentamento delle loro famiglie, e nessuno ripaga i danni, cos’altro possono fare?». Così i lupi fanno le spese degli squilibri della politica regionale che ora ha quasi chiuso i rubinetti mentre fino a pochi anni fa c’erano risarcimenti a pioggia, favoriti dall’essere il Lazio l’unica regione a prevedere 30 giorni di tempo tra la segnalazione dell’uccisione del bestiame e l’accertamento del caso, a differenza della Toscana, ad esempio, dove il veterinario aveva l’obbligo di andare a verificare entro le 24 ore dall'avvertimento. Così, sui monti Simbruini, c’erano dei veterinari che nemmeno accertavano di persona le uccisioni fatte dai lupi: si fidavano di ciò che diceva l’allevatore o si accontentavano di una foto Polaroid. Ciò ha portato a un fiorire incontrollato di finanziamenti, con dei ritardi che si accumulavano negli anni e che ha reso impossibile rifinanziare il programma di indennizzo». Abrogata questa legge nel 1996, ora le uccisioni di bestiame da parte dei lupi vengono rimborsate soltanto nelle aree protette, che, secondo la legge 394 del 1991, dovrebbero avere un proprio programma di indennizzo autonomo. «Al di fuori di queste - lamenta Ciucci - siamo tornati nella preistoria. Non c’è una persona, nelle Province, che sappia applicare la legge delega regionale di indennizzo.

Non ci sono indirizzi, regolamenti specifici, né un capitolo di spesa relativo. Così dopo i primi tentativi a vuoto, i pastori non presentano più denunce e risolvono il problema a modo loro». Con il veleno, le tagliole e le doppiette.

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