Non riesce a passare giorno in terra senza che dal verminaio della Rai non si levi una nuova ridda di veleni. Dopo le intercettazioni di Saccà e le trasmissioni affidate a parenti e conoscenti del clan Fini-Tulliani, a finire nel mirino è il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, già trascinato nel marasma (come al solito senza esito) dopo le telefonate con il premier in cui Berlusconi si lamentava di Santoro. Stavolta, il numero uno del telegiornale ammiraglio di casa Rai è accusato di spese record e pubblicità occulta. Ipotesi ben più grave delle solite tiritere sul suo berlusconismo.
La vicenda, anticipata ieri da Stampa e Fatto quotidiano, arriverà nel cda di Viale Mazzini giovedì 16 dicembre, dopo che il presidente Paolo Garimberti ha detto di attendersi «risultati cristallini» dallindagine. Nella fattispecie, Minzolini - che ancora non è stato convocato dalla direzione generale - avrebbe speso 86.680 euro in 14 mesi con la carta di credito aziendale, più degli altri 31 direttori di primo riporto messi insieme. A questo, si sommano una lettera del consigliere di minoranza Nino Rizzo Nervo in cui si chiede di valutare lattenzione del Tg1 per Msc crociere e Royal Caribbean e un accertamento sui 129 giorni di trasferta (e sembrerebbe 40 weekend su 52 passati «in missione»). Per tutte le questioni sono attesi «accertamenti in tempi rapidi».
Alle accuse, Minzolini replica sdegnato e dà mandato ai suoi legali di presentare una «denuncia-querela» contro il Fatto, che titolava «Truffe-Rai» e che - secondo il direttore - mette in atto una «campagna stampa persecutoria, contraria a verità e gravemente lesiva».
Immediato lintervento a gamba tesa dellopposizione politica, che con i suoi parlamentari ha reclamato a gran voce il siluramento di Minzolini. Esattamente come il sindacato Usigrai, che chiede chiarimenti o immediate dimissioni. Parallelamente, a difenderlo scende in campo tutto il Pdl.
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