Rina e Mario Negri: 36mila euro per curare la «psicosi» da star

A periodi di eccitabilità come manìe di grandezza, eccessiva autostima, iperattività, temperamento poco controllato, promiscuità sessuale e sperpero di denaro, si alternano periodi di depressione, con stanchezza, apatia, tristezza, perdita di autostima, allontanamento dagli amici e pensieri suicidi. In psichiatria si chiama disturbo bipolare dell’umore e a soffrirne sono attrici famose, gente del jet set, uomini di governo, ma anche comuni operai, impiegati e professionisti. Il caso più eclatante è quello venuto alla luce un mesetto fa dagli Usa, dove la bellissima Catherine Zeta-Jones, moglie di Michael Douglas, è stata costretta a ricoverarsi in una clinica specializzata.
Le cure in tal senso sono ancora all’inizio, ma in genere è prevista la terapia di gruppo e alcuni psicofarmaci. A studiare il fenomeno nella speranza di trovare la cura efficace pure per Catherine Zeta-Jones sarà nei prossimi tre anni il giovane laureato ligure, che vincerà la borsa di studio presentata ieri dal Rina e dall’associazione «Amici Mario Negri», anche nella speranza di poter forse un giorno psicanalizzare la conturbante diva di «Entrapment».
Il bando sarà presentato dall’Ateneo genovese il prossimo mese, avrà un termine di 30 giorni e una remunerazione di 36mila euro all’anno in tre anni. Note di colore a parte, il disturbo bipolare dell’umore è faccenda seria, anche perché ne soffre il 5% degli italiani. La Liguria, inoltre, è purtroppo una delle regioni a più alta incidenza di questa condizione psicomorbosa.
Ecco perché Rina e Mario Negri hanno deciso di sostenere i progetti come quello presentato ieri al Carlo Felice, che nascono dalla proposta del professor Filippo Gabrielli, direttore della Clinica psichiatrica universitaria, il quale ha avviato una ricerca da svolgere in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze dell’istituto «no profit» diretto dal professor Gianluigi Forloni.
«La nostra è una squadra di volontari che si dedicano ad aiutare la ricerca scientifica - ha detto la presidente dell’Associazione Anna Maria Norero - si parla tanto di fuga dei cervelli, ma moltissimi giovani, se remunerati il giusto, preferirebbero di gran lunga rimanere in Italia. Insieme al Rina abbiamo lavorato per offrire a un giovane dell’Università genovese la possibilità di fare ricerca».


«Il nostro ruolo prevalente è quello di creare borse di studio - ha aggiunto Maurizio Barsotti - ma l’Istituto svolge pure attività di divulgazione scientifica e organizza conferenze in particolare in materia di prevenzione e strategie terapeutiche più avanzate».

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