Politica

Riparte l’operazione «grande centro»

Marianna Bartoccelli

da Roma

L’occasione è di quelle che non si possono perdere e il segretario dell’Udc, Marco Follini esce dal suo «buon retiro» e attacca un uncino alle parole di Mario Monti, l’ex-commissario europeo alla concorrenza, che in una lunga intervista alla Stampa ha evocato la necessità di un Centro, con la C maiuscola, per «portare avanti un programma articolato nella direzione dell’economia di mercato». Per Monti né il centrodestra ha dimostrato di potercela fare, né questa sinistra sembra in grado. Follini non nasconde la sua soddisfazione al punto che quasi sembra voler frenare quello che appare un nuovo e rilevante sostegno alle tesi dell’Udc: «Quella di Monti non è la prima e non sarà l’ultima voce che evoca il valore di una politica di centro in una moderna democrazia dell’alternanza», afferma rintuzzando subito dopo che «le troppe denunce della strega centrista non serviranno a rinvigorire la fede bipolarista. Perché il bipolarismo per funzionare ha bisogno di un centro forte». A dar man forte a Follini ci pensa Mario Baccini che concorda «sul fatto che nel nostro Paese ci sia bisogno di un centro forte e di governo».
Non la pensa per così Romano Prodi da cui arriva un no esplicito e preoccupato alle analisi di Monti: «Solo il bipolarismo è l’unica forma di governo capace di decidere purché si abbia la volontà di decidere», risponde al Tg3 ricordando che «abbiamo avuto decenni di esperienza di centro mobile che non era in grado di prendere decisioni. Abbiamo cambiato per questo». Rutelli non commenta, i Dl stanno alla finestra anche se - per fugare i dubbi degli alleati - mandano avanti Beppe Fioroni a dire che «è un progetto datato. Oggi occorre rafforzare il centro del centrosinistra per garantire un incisivo programma dell’Unione». Così afferma anche Roberto Villetti dello Sdi: «La migliore risposta da dare a Monti e a chi sta perdendo la fiducia nel bipolarismo la può dare Prodi con la sua azione di ricomposizione della sinistra per una più forte credibilità dell’Unione». Per Pierluigi Castagnetti (Margherita) quello che bisogna cogliere dalle parole di Monti «è il suo allarme sulla necessità di non perdere altri cinque anni». Sul progetto del grande Centro sottolinea invece che Monti ha usato il «se» e ribalta così la tesi di Follini: «Monti è il primo a rendersi conto che nel bipolarismo italiano non è possibile pensare al grande centro».
Tra i centristi della Cdl le posizioni sono diverse. Per Baccini le parole di Monti coincidono con le riflessioni dell’Udc: «Nella sua intervista ci sono molti spunti utili per definire nei prossimi mesi il quadro politico». Paragona il dibattito di questi giorni ad «una infinita tela di Penelope», Maurizio Ronconi. Il senatore Udc sostiene che c’è un impegno già preso con la costituente del partito dei moderati: «Solo se ci saranno resistenze a questo progetto potremo prendere in considerazione la strada alternativa di un partito centrista».
Soddisfatto delle parole di Monti è ovviamente Gianfranco Rotondi, il senatore che ha fondato la nuova Dc e che ha rilanciato la questione di un «forte centro di governo». «Mi hanno accusato del grave reato per la seconda Repubblica di voler ricostituire la disciolta Democrazia cristiana. Oggi Monti fotografa spietatamente l’estraneità della destra e della sinistra alle esigenze di una moderna democrazia industriale che vuole combattere il suo invecchiamento. Sono contento». È no a Monti anche da parte di An. Per Gasparri l’ex-commissario Ue si è iscritto «al partito dei nostalgici» e così la pensa anche il ministro Alemanno, mentre Ignazio La Russa dice che «Monti forse è più bravo in economia che in politica».
Articolata la posizione di Sandro Bondi (Fi) che considera «reale» il problema posto da Monti, ma non corretta la soluzione. Che rimane quella che cammina ormai da mesi, del partito unitario. «Se quella di Monti è la proposta di un centro politico nuovo, questo c’è già e si chiama Forza Italia», sostiene Bondi. La linea intrapresa è l’unica possibile: «Un partito che si ispiri al Partito Popolare Europeo, che comprenda le forze laico riformiste che non si riconoscono in questa sinistra e che si allei con la Lega in un secondo momento». E proprio dalla Lega arriva il commento più duro: «A Monti e ai nostalgici della prima Repubblica rispondo: No grazie», afferma il ministro Calderoli. «È inutile che Monti, il Corriere della Sera o i nostalgici di turno cerchino di farci tornare nella palude.

La Lega Nord è il cambiamento, ha mandato a casa i “magna-magna“ e impedirà il ritorno di un Centro di interessi».

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