Economia

La ripresa c’è. Ma Obama pensa solo alle banche

Nonostante gli immensi aiuti ai gruppi finanziari, la disoccupazione negli Stati Uniti è passata dal 5 al 10% e il deficit federale supererà il 100% del Pil. Per il presidente Usa "le nubi dell’economia si stanno diradando"

Le nubi sull'economia degli Usa si stanno diradando, ma la ripresa non è immediata. Obama parla sempre molto bene, ma razzola ancora piuttosto male. È in sintonia con Berlusconi e Tremonti, quando propone nuove regole più serie per le riserve che le banche debbono avere (i cosiddetti parametri patrimoniali) per fare i loro prestiti e le loro operazioni di nuova finanza. Ma appare in disaccordo quando si tratta di stabilire la priorità degli aiuti pubblici, che da noi è stata ed è per gli ammortizzatori sociali a favore dei lavoratori e a tutela dell’occupazione e per il sostegno fiscale agli investimenti delle imprese. Invece per il governo Usa la priorità è stata ed è l'aiuto alle banche e alle assicurazioni. E tale priorità rimarrà ancora per vario tempo. Questa è la conclusione che si può trarre dal discorso di Obama al mondo bancario nell'anniversario del dissesto di Leehman Brothers, che avvenne lo sorso anno il 15 settembre.

Il governo di Bush e la Federal Reserve che erano già intervenuti con altri salvataggi finanziari, in questo caso non intervennero. E Leehman fallì. Ma poi sia Bush che Obama, che la Federal Reserve intervennero con grande ampiezza ad aiutare tutte le altre banche e soggetti parabancari, con particolare riguardo alle banche d'affari e alle assicurazioni. Obama sostiene che mancavano gli strumenti legali per evitare il dissesto di Leehman. Ma è un’affermazione inconsistente, dato che Washington, con le leggi a disposizione, ha salvato banche di ogni specie nonché la grande compagnia di assicurazioni Aig e Chrysler e General Motors.

Ciò sia evitando il loro fallimento e sia pilotandole in un fallimento con un solido casco per uscirne con i soldi pubblici e con lo Stato come azionista e garante. Viene il sospetto che Lehman sia stata fatta fallire perché una parte rilevante dei suoi debiti erano con l'estero. Ora in genere un governo dovrebbe evitare di fare operazioni misericordiose a favore delle banche che hanno rischiato in modo spericolato con i soldi altrui, salvo quando ci sono di mezzo creditori esteri.

Quindi forse per aiutare Lehman c'erano più ragioni che, ad esempio, per salvare la grande banca d'affari Merrill Lynch. Comunque, il governo americano ha erogato cifre immense alle banche vere e proprie, alle banche d'affari e alle assicurazioni. Ed è ora azionista di controllo di una parte cospicua di esse. E ha fatto altre spese, con programmi di ogni genere, privi di un indirizzo generale, con la tecnica del caso per caso e l'idea che per uscire dalla crisi bisogna adottare due metodi: dare soldi pubblici agli istituti finanziari sperando che alla fine essi ne diano ai clienti e creare un deficit pubblico gigantesco, per sorreggere la domanda dei consumatori. Ma ciò nonostante la disoccupazione negli Usa è passata dal 5 per cento al 10 per cento. Il deficit federale supererà il 100% del Pil, mentre era sino a poco tempo fa attorno alla metà. Il dollaro si è svalutato.

E se il grande crollo degli Usa è stato evitato, tutto ciò non ha ancora consentito agli Usa di vedere la fuoriuscita dalla crisi mentre si sono inseriti nuovi dirigismi e distorsioni del mercato. Inoltre mentre Obama nel suo discorso ha opportunamente sottolineato l'esigenza di nuove regole per le istituzioni bancarie e parabancarie, non ha parlato del problema delle regole per le operazioni finanziarie a termine sul petrolio e sulle materie prime. La crisi non è ancora terminata e il petrolio sta già salendo a 70 dollari il barile favorito da operazioni speculative poco costose dato il basso costo del dollaro e la mancanza di norme antitrust per ostacolare questi accaparramenti di risorse energetiche con contratti a pagamento differito.

Gli economisti americani prevedono che gli Usa usciranno dalla crisi nel 2010, ma anche che la ripresa sarà lenta e che la disoccupazione, per tutto l'anno prossimo, si manterrà attorno al 10 per cento. Ciò complica le cose anche per noi, in quanto il motore dell'economia mondiale è stato costituito, sino al 2007, dagli Stati Uniti. Ora è l'Asia che traina l'economia mondiale, assieme ad altre aree emergenti. Ma gli Usa , pur con questi sprechi ed acciacchi, rimangono la più grande potenza economica e tecnologica del mondo e il più grande mercato.

E così Obama può permettersi larghezze che per noi sono impensabili.

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