«I segnali di ripresa ci sono e l’industria tessile è pronta a coglierli, ma serve una sinergia tra governo, banche e imprenditori per accelerare l’uscita dal tunnel: non solo per noi, ma per tutta l’Italia, visto il ruolo cruciale del nostro settore per l’economia del Paese». Così Michele Tronconi, presidente di Smi (Sistema Moda Italia), commenta la ricerca realizzata in collaborazione con la Liuc di Castellanza, che mette in evidenza l’impatto sul sistema Italia della sofferenza del tessile-moda, a cui sarebbe attribuibile un quinto della riduzione prevista del Pil nazionale a fine anno. Senza interventi governativi a sostegno del settore tessile-moda e prevedendo anche per la seconda parte dell’anno un permanere della congiuntura negativa, per l’intero 2009 è stimata una riduzione complessiva degli occupati a livello nazionale di oltre 56mila unità, dei quali più di 37mila diretti e 19mila imputabili a un effetto indiretto sugli altri settori. In termini di bilancia commerciale, a fronte di un calo del saldo con l’estero del tessile-moda pari al 40,5% annuo, si produrrebbe una contrazione nazionale complessiva di 6,48 miliardi di euro.
Per costruire la ripresa, dunque, serve un’azione comune di governo e imprenditori: «Molto è stato fatto, ma parecchio si può fare ancora - dice Tronconi - anche con le banche e le compagnie di assicurazione del credito». Su quest’ultimo punto, il presidente di Smi suggerisce il modello della Francia, dove il governo ha costituito un fondo di garanzia per le società assicuratrici del credito domestico.
Ma non è tutto: nel «cahier de doléance» di Smi ci sono anche l’approvazione della bozza di regolamento Ue sull’obbligatorietà dell’etichettatura d’origine per l’importazione nel mercato interno - l’ormai famoso Made In - la defiscalizzaione del lavoro femminile (che nel tessile rappresenta il 65%), il taglio dei costi energetici e la revisione della destinazione del Tfr inoptato, da lasciare in azienda.
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