Economia

Risanamento: banche e pm, il primo tempo finisce pari

SCONTRO Nessun creditore ha richiesto il fallimento della società. Ma la procura non ritira l’istanza

Risanamento: banche e pm, il primo tempo finisce pari

Nuovo slittamento nella vicenda Risanamento. Nell’udienza di ieri il tribunale fallimentare ha rinviato al 15 ottobre la decisione sulla richiesta di fallimento del gruppo immobiliare, avanzata dalla procura di Milano. Il giudice Pierluigi Perrotti ha stabilito che sarà una nuova udienza «collegiale» a esprimersi sulla «procedibilità» dell’istanza di fallimento, ovvero se questa andrà avanti. E ha dato tempo fino al 6 ottobre a Risanamento per presentare una memoria e fino al 12 ai pm per le loro repliche. Solo dopo l’appuntamento del 15 ottobre il tribunale entrerà finalmente nel merito della richiesta, stabilendo in una successiva udienza se Risanamento deve andare al fallimento oppure se può partire il piano di ristrutturazione elaborato dalle banche (per l’«omologa» di quest’ultimo verrà fissata un’ulteriore udienza specifica, dopo il 16 ottobre).
Per ora resta dunque sostanzialmente sul risultato di parità la partita che si sta giocando tra i pm Laura Pedio e Roberto Pellicano e Risanamento. Dopo aver già dato parere negativo sul piano di rilancio, la procura insiste perché la società porti i bilanci in tribunale. Le banche chiedono invece il ritiro dell’istanza di fallimento, ritenendola di fatto superata dalla presentazione del progetto di ristrutturazione.
Vero è che la procura in questo momento è da sola nel portare avanti la sua posizione su Risanamento: nessun creditore della società ne ha chiesto finora il fallimento. Né sarebbe arrivata alcuna domanda di rimborso anticipato del bond con scadenza nel 2104 (eventualità comunque coperta da una linea di credito aggiuntiva concessa dalle banche). Da Risanamento fanno notare che il piano assicura la continuità aziendale, garantendo ogni creditore. E d’altra parte c’è la convinzione che un’azienda in bonis, cioè non sottoposta a procedura fallimentare, abbia maggiori possibilità di valorizzare in maniera adeguata i propri asset.
Ieri pomeriggio intanto si sono riuniti gli advisor della ex società di Luigi Zunino per iniziare a studiare le obiezioni mosse dalla Procura. «Il piano è quello depositato e al momento è prematura qualunque tipo di valutazione» ha commentato il presidente di Risanamento Vincenzo Mariconda, che ha aggiunto: «Non condividiamo le argomentazioni dei pm, ma c’è la massima attenzione alle valutazioni della procura e dei giudici». Un’affermazione che non sembra escludere in assoluto un eventuale sforzo della società e delle banche per venire incontro alla procura che, tra le altre cose, giudica troppo modesto l’aumento di capitale che è stato inizialmente previsto, 150 milioni attuali, di cui solo 130 cash. Sono proprio le preoccupazioni relative alla liquidità del piano, insieme ai dubbi sul perimetro dell’intervento a sollevare le perplessità dei pm sulla solvibilità e sulla continuità aziendale della «nuova» Risanamento.


Ieri in Borsa, dopo una giornata estremamente volatile, in cui il titolo ha cambiato più volte di segno, Risanamento ha chiuso in calo del 2,45% a 0,47 euro.

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