Rischia di saltare la Settimana di Israele

Ora minacciano di «dar fuoco alla città». Dopo l’assedio alla casa del vicesindaco Riccardo De Corato con fumogeni e bombe carta, il blitz alla messa, le botte ai fedeli e le minacce al parroco, ora arriva anche l’ira su Israele. Eccolo il meraviglioso mondo di Pisapia. Nemmeno una settimana e la «forza gentile» lascia il passo all’ira di no-global e centri sociali. Con una città già costretta a calare le braghe davanti alle minacce di una frangia di estremisti. Nessun travestimento, nessun falso autonomo «prezzolato» dal centrodestra, nessuna possibilità di equivoci. A dettar legge è Indymedia, il sito ufficiale di quella che ama definirsi l’area antagonista. Che ha deciso di vietare l’esposizione organizzata da Israele in piazza Duomo per la Settimana del turismo. E riuscirà almeno a spostarla «in un luogo chiuso». Con ben altra visibiltà. In poche ore erano già oltre 1.200 le firme online sotto l’appello contro Unexpected Israel, l’esposizione celebrativa delle realizzazioni tecniche e culturali di Israele con la presenza del premier Benjamin Netanyahu. Ma la mobilitazione degli autonomi culminerà con il corteo nazionale del 18 giugno proprio a Milano e che prevede iniziative di «controinformazione sul vero volto di Israele», spiega Piero Maestri, ex consigliere provinciale di Sinistra critica che giudica l’evento «irritante». E annuncia manifestazioni contro «l’occupazione israeliana di Milano». Già oggi presidio davanti alla Regione, principale sponsor dell’iniziativa. «Abbiamo inviato a Pisapia - spiega Maestri - una lettera che chiede un incontro, stiamo aspettando una risposta». A firmare l’appello anche associazioni e organizzazioni di solidarietà al popolo palestinese come la Comunità palestinese della Lombardia, la rete Ebrei contro l’occupazione, il centro sociale Vittoria, Sinistra critica e l’associazione Salam ragazzi dell’olivo. Pronti a impedire «una kermesse che è un tentativo di nascondere il volto reale di Israele e occasione per firmare nuovi accordi commerciali e nuovi contratti tra società israeliane e italiane». Un’operazione che «vorrebbe cancellare la memoria della pulizia etnica che ha dato origine alla nascita dello Stato di Israele». A cui vengono imputati «la legittimazione dell’apartheid come prassi quotidiana», i bombardamenti del 2009 sulla Striscia di Gaza con «armi illegali secondo la Convenzione di Ginevra come le cluster bombs e il fosforo bianco», «l’assedio e l’embargo totali e permanenti» della Striscia e l’attacco alla nave Mavi Marmara della Freedom Flotilla. Per questo, concludono, «non tolleriamo che Milano diventi la passerella per un’operazione di propaganda dell’imperialismo sionista».
Minacce che hanno convinto la questura ha proporre lo spostamento dell’evento in un luogo più controllabile come il Castello Sforzesco. «So che stanno decidendo a Roma cosa fare rispetto all’ipotesi di trasferimento in un altro luogo - si limita a dire il sindaco Pisapia - Credo che su questo il ministro degli Interni, le forze dell’ordine e il questore siano i più adatti per ogni decisione». Assicurando di aver sempre creduto in due popoli e due Stati e questo continua ad essere il mio impegno per il futuro». Contrario allo cambio di sede il governatore Roberto Formigoni («grave vulnus spostarla». Dura la reazione del presidente della Comunità ebraica di Milano Roberto Jarach. «Quello che mi preoccupa di più - le sue parole - non è soltanto il boicottaggio, quanto le pesanti minacce. Abbiamo in mente quello che successe a Torino quando Israele era ospite di onore alla Fiera internazionale del libro.

È triste e incredibile che una manifestazione improntata sulla riconoscenza reciproca e sugli sviluppi economici e scientifici ci sia questo tipo di boicottaggio violento e questa virulenza contro tutto ciò che rappresenta Israele». E giudica inaccettabili «le minacce di violenze per impedire la manifestazione».

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