A rischio gli insegnanti di sostegno

La nuova più rigida normativa ligure scoraggia molte famiglie a richiederli

A rischio gli insegnanti di sostegno

Il prossimo anno uno scolaro con handicap su tre potrebbe non avere più l’insegnante di sostegno. Tutta colpa di una legge nazionale che in Liguria rischia di essere praticata con ancor più talebane restrizioni. Prima gli alunni portatori di handicap venivano segnalati da un medico specialista del consultorio: in questo modo tra la famiglia, il minore e il consultorio si instaurava un rapporto di conoscenza e collaborazione costruttiva, utile a creare un clima di fiducia e serenità, fondamentale per una proficua integrazione scolastica dello studente.
Gli operatori scolastici liguri ora temono le conseguenze dell’applicazione di un decreto del presidente del consiglio dei ministri (il numero 185/06) che obbliga le Regioni ad affidare la certificazione ad organismi collegiali che sono stati individuati, in Liguria, nelle commissioni per l’invalidità civile. A lanciare l’allarme è il Coordinamento Genovese delle Trenta Scuole, insieme al Cesp, centro studi di scuola pubblica, che oggi dalle 15 alle 19 invita genitori e insegnanti, oltre che giornalisti e rappresentanti delle associazioni che si occupano di disabilità, a un incontro pubblico alla Sala Germi di via Garibaldi.
Il problema nasce, manco a dirlo, dalla mancanza di finanziamenti. Per questo motivo tutti i bambini che non hanno la certificazione di invalidità non potranno usufruire dell’insegnante di sostegno. «Fino ad oggi non tutti i genitori di bambini con difficoltà facevano “certificare” i propri figli - spiega Tatti Vassallo -. Io per mio figlio l’ho fatto, portandolo davanti alla commissione di invalidità della Asl, in via V Maggio, dove c’erano cinque medici a controllarlo. Altri genitori non sono convinti di fare affrontare al bimbo il confronto con una commissione di questo impatto emotivo e così, fino ad oggi, bastava presentare la domanda per il sostegno alla scuola al momento dell’iscrizione. Da qui era il direttore scolastico che chiedeva la visita della neuropsichiatra della Asl che certificava poi in maniera semplice le necessità del bambino. Adesso non sarà più così, bisognerà avere tutti la “patente” di invalidità, e non tutte le famiglie lo faranno».
Tatti Vassallo racconta come molte regioni abbiano bypassato la legge nazionale stabilendo che non è necessaria la formula più burocratica. Ma la Liguria non ha deciso in questo senso. «E così la nostra regione colpisce il diritto allo studio non solo del singolo alunno diversamente abile, ma anche di tutta la classe, e di tutti coloro che, prima o poi pur senza certificazioni hanno bisogno e diritto a particolare attenzione e aiuto», spiegano i rappresentanti del coordinamento genovese delle trenta scuole, che hanno organizzato l’incontro di oggi. Inoltre la nuova procedura, prevede una faticosa trafila e penalizza le famiglie già colpite dal problema. Con tale procedura i genitori che già si trovano di fronte alla sofferenza e alla difficoltà di dover affrontare situazioni faticose, sono inevitabilmente più restie ad affrontare la trafila tanto da rinunciare alla possibilità di un aiuto scolastico. Ma non basta. «L’ancoraggio automatico e ristretto alla classificazione internazionale delle disabilità - spiegano al Circolo didattico “Maddalena” in salita delle Battistine, tra i primi a muoversi per affrontare l’emergenza -, lascia poi fuori tutte quelle situazioni nelle quali finora il sostegno poteva essere accordato anche senza la caratteristica dell’impedimento patologico, come iperattività, disagio mentale e psicologico, deprivazioni socio-culturali, disturbi dell’attenzione, deficit dell’autostima, così come tutte quelle situazioni collegate al ritardo mentale lieve e ai disturbi specifici dell’apprendimento».


Dove sono i genitori che scendevano in piazza contro la Moratti, ministro dell’Istruzione? «La legge Finanziaria 2007 taglia di nuovo finanziamenti alla scuola statale - spiegano dal coordinamento - finanzia quella privata, segue la Moratti cancellando il tempo pieno anche dove è molto richiesto». E soprattutto aumenta il numero degli alunni per classe fino a 33, oltre a non spendere nulla per l’alfabetizzazione degli stranieri e a ridurre tempo e personale.

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