Intanto la morale è presto detta: Lorenzo Jovanotti Cherubini ha inciso un gran disco che pompa vita più che musica per giunta molto dance, che già dal titolo, Ora , sì ora, mica oggi o domani o ieri, si sgancia dall’ancoraggiocon il passato o dall’angoscia per il futuro, e che pure non c’entra neanche un po’ con il precedente Safari , tra l’altro incoronato da Rockol come miglior disco degli anni Zero. Lui, Lorenzo, che più è entusiasta e più dimagrisce e quindi figurarsi ora com’è, lo presenta al trentunesimo piano del Pirellone, tramonto stranamente visibile e mozzafiato sulla grisaglia milanese, e arriva in sala vestito in giacca nera e camicia rossa un po’ come i Kraftwerk nel video di The robots , una frase tira l’altra. Srotola un centinaio di foto, da Obama fino a Stanlio e Ollio, e le parole sono didascalie della sua passione.La più bella:«Vorrei che questo disco, per quanto è nuovo, tra due anni sembrasse già vecchio ». In fondo lui è così, dispersivo e puro, macina buon senso e intuito e non lo ferma neanche una cannonata, figurarsi le domande qui sotto (certo,c’è anche quella su Berlusconi, dopotutto siamo l’unico paese del mondo dove i cantanti devono parlare di politica).
Caro Jovanotti, il disco tracima ottimismo, ma lei ha appena vissuto il dolore più grande: la sua mamma è appena mancata.
«La mia è stata una compensazione, non una dissociazione della personalità. Mia mamma era molto orgogliosa di me e il suo orgoglio mi riempiva il cuore. Le piacevano da matti le mie canzoni allegre e la sua preferita di sempre era What a wonderful world di Louis Armstrong. Ha iniziato a morire quando è morto mio fratello, tre anni fa, e a giugno ha avuto l’ultimo tracollo. Perciò, per reazione, ho voluto fare un disco che faccia stare bene, un disco positivo».
Missione compiuta. C’è un brano, Il più grande spettacolo dopo il Big Bang , cui è impossibile resistere.
«Volevo mettere delle idee nella mia musica e fare un disco che, grazie alla tecnologia, avrebbe potuto incidere anche un ragazzino. Ho iniziato queste registrazioni prenotando persino un’orchestra mariachi e seguendo tutti i riti che avevo seguito per Safari , quasi per scaramanzia: caffé alla stessa ora, registrazioni alle nove e via dicendo. Poi tutto è andato liberamente e l’orchestra mariachi si è persa per strada».
A proposito, ha intitolato il suo disco Ora. Può essere un incoraggiamento a godersi il presente ma anche una minaccia a farlo perché il futuro non lo permetterà più.
«Io ho pensato ad entrambi i significati. Ma ora è il momento più bello che abbiamo».
Sa che è strano sentire tanto entusiasmo. Oggi i musicisti piangono sempre miseria. E in effetti nell’ambiente c’è crisi.
«Se il pubblico compra meno dischi, allora facciamo dischi che il pubblico abbia più voglia di comprare».
Non è difficile pensarlo. Ma farlo sì. Nella versione deluxe lei pubblica addirittura due cd. E nel secondo c’è un brano con Cesare Cremonini, I pesci grossi.
«Cesare è uno forte, se si concentra bene, il suo prossimo disco sarà un disco che spacca».
Il suo è un disco decisamente urbano, piantato con i piedi per terra.
«Invece Safari era quasi californiano».
Però è molto dance. Ma non stile anni Ottanta. Proprio roba ballabile, con bpm aggressivi, bassi insinuanti. C’è la lezione dell’hip hop ma non si sente hip hop.
«Senz’altro mi ha ispirato il periodo trascorso a suonare a New York in luoghi piccolissimi, in club con il pubblico a ridosso del palco. Lì senti il calore della gente e la sua voglia di muoversi».
Appunto, la dance del nostro tempo.
«Quando c’è crisi nel mondo, torna la dance. È matematico, è accaduto negli anni Settanta e poi anche dopo. La risposta che l’uomo dà ai momenti di difficoltà è sempre nel corpo, mai nella mente.Per lo meno all’inizio. Ad esempio, nei luoghi di comando la cosa che mi infastidisce di più è la mancanza di gente che sappia motivare, che sappia prendere la pancia».
Lei a modo suo l’ha fatto. Anche il cuore ha preso, talvolta. Ad esempio Baciami ancora dalla colonna sonora del film di Muccino.
«Successo mostruoso. Lui è un amico, mi piace, è un italiano che ha avuto successo anche all’estero. Dopo quel brano gli ho detto: e adesso cosa faccio? Mi ha risposto: è il tuo lavoro, datti da fare».
In Italia il lavoro del cantante è anche rispondere a domande di politica. Ruby?
«Dare un parere originale è difficile. Se fossi un comico, me la caverei con una battuta. Quello scandalo per me non cambia nulla.
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