Ristrutturazioni più facili ma le Regioni di sinistra preparano l’ostruzionismo

Le elezioni regionali sono importanti anche per la questione della casa, su cui le Regioni hanno potere. I programmi politici della Casa delle libertà e ora del Pdl contengono il principio «padroni in casa propria» che dovrebbe consentire a ciascuno di apportare ai propri immobili tutte le modifiche che crede, senza bisogno di permessi pubblici, quando non incidono sulla stabilità dell’edificio. E con il recente decreto di incentivi approvato dal governo è stato perciò stabilito che le opere di manutenzione straordinaria che un proprietario desideri effettuare, possono essere realizzate senza bisogno di presentare al Comune la Dia, la dichiarazione di inizio di attività, che comporta una pratica burocratica che può bloccare tali lavori.
L’articolo 6 del Testo Unico sull’edilizia attualmente stabilisce che possono essere attuate senza Dia quasi tutte le manutenzioni ordinarie e mai le manutenzioni straordinarie, come per esempio l’abbattimento di una parete o il rifacimento di un bagno o di una cucina, o la trasformazione di un locale che è stato oggetto di condono. Tuttavia, questa norma rischia di non avere effetto perché 18 delle 20 Regioni italiane hanno stabilito nella loro legislazione che le manutenzioni straordinarie sono sottoposte a Dia. Fanno eccezione solo Sardegna e Friuli-Venezia Giulia. La tesi corrente della Corte costituzionale e delle Regioni è che esse hanno competenze anche nell’edilizia, per altro nell’ambito dei principi generali dello Stato. Per evitare diatribe costituzionali con le Regioni, il decreto sugli incentivi stabilisce che la nuova norma di liberalizzazione dell’edilizia si applica «salvo più restrittive disposizioni previste dalla disciplina regionale e dagli strumenti urbanistici», cioè salvo quando le Regioni e i comuni con le loro leggi e regolamenti dispongano diversamente. A questo punto, poiché l’Italia è la patria del diritto ossia del cavillo, ci sono due possibili interpretazioni di questo decreto, quella di buon senso e quella ostruzionistica. Secondo l’interpretazione ostruzionistica, che hanno subito adottato le amministrazioni con giunte di sinistra, che sono la maggioranza, se le Regioni non cambiano la loro legge, che richiede la Dia, il decreto dello Stato non si applica. Secondo l’interpretazione di buon senso, sostenuta dall’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, la norma dello Stato abroga quelle attuali delle Regioni, che però hanno la facoltà di fare nuove leggi regionali, che ripristinino l’obbligo della Dia in tutti i casi di prima o in alcuni casi di maggiore rilevanza.
Poiché sono in corso le votazioni per le nuove giunte regionali, l’interpretazione ostruzionistica, come minimo, farà perdere quattro mesi, in attesa che le nuove giunte, se lo vogliono, abroghino la Dia per le manutenzioni straordinarie e gli altri casi minori. Ma, ovviamente, le Regioni di centrodestra faranno di tutto per adeguarsi al decreto del governo, mentre quelle di sinistra si comporteranno come per il decreto statale sull’ampliamento delle cubature delle abitazioni, cioè adotteranno una linea negativa. C’è da aggiungere che argomenti come quelli del decreto sulle cubature e questo sulla liberalizzazione delle manutenzioni straordinarie, sono dibattuti dalla Conferenza Stato-Regioni, che è una specie di assemblea in cui il governo si confronta con le Regioni che elaborano direttive a cui tutte dovrebbero attenersi, che sono prese a maggioranza.
Il voto nelle elezioni regionali avrà effetto sulla liberalizzazione edilizia in due modi. Innanzitutto perché le Regioni in cui vincerà il centrodestra cercheranno di seguire la linea indicata dal decreto governativo sulla libertà di fare i lavori straordinari senza bisogno di Dia. È prevedibile che, invece, le Regioni di sinistra faranno blocco contro il nuovo decreto governativo, come hanno fatto in passato.

Alla pari per quello sull’aumento delle cubature. Inoltre, se la maggioranza delle Regioni passa al centrodestra, la presidenza della Conferenza Stato-Regioni spetterà a questo schieramento e ciò avrà effetto sulle direttive riguardanti la liberalizzazione edilizia.

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