Il ritorno di Berlusconi: domani sarà in aula per parlare agli italiani

RomaBerlusconi torna in scena e sfida le opposizioni. Dopo un periodo di convalescenza in seguito all’intervento alla mano destra, il premier domani sarà in Parlamento per riferire sulla crisi economica. Prima alla Camera e poi in Senato. Bersani aveva chiesto che il governo andasse in Aula a parlare della difficile situazione economica e delle tensioni sui mercati? Benissimo. E sia. Perché quello sarà il luogo e il modo per smascherare soprattutto Pd e Terzo polo. Come? Facendo un discorso dai toni bassi ma di alto livello, tutto improntato al dialogo e al senso di responsabilità delle forze politiche per affrontare, come auspicato anche dal capo dello Stato, un momento particolarmente difficile. Il messaggio sarà: facciamo come Obama, che ha chiesto e ottenuto uno storico accordo bipartisan per rialzare il tetto del debito pubblico.
Nel discorso che Berlusconi farà in Parlamento ci sarà un riferimento ai ripetuti appelli alla coesione di Napolitano e in sostanza si dirà alle opposizioni: fateci delle proposte e noi saremo ben lieti di accoglierle e discuterle. Non basta, invece, chiedere esclusivamente la testa del capo di un governo democraticamente eletto e che ha più volte dimostrato di avere la maggioranza in Parlamento. Altrimenti si dimostra che le opposizioni non hanno a cuore l’interesse del Paese ma soltanto l’interesse a disarcionarlo e a sedersi a palazzo Chigi al posto suo. E poi: da quando in qua una crisi di governo ha rassicurato i mercati? Anzi, se il governo cade partiranno le speculazioni finanziarie, vera sciagura non per la persona di Berlusconi ma per l’Italia intera.
Poi si farà riferimento a quanto fatto dal governo in un periodo difficile: dall’abolizione dell’Ici all’incremento degli ammortizzatori sociali per tutelare chi ha perso il lavoro, passando per il miracolo di aver fronteggiato la crisi senza mandare a casa i lavoratori pubblici, come invece fatto dagli altri Paesi. Non solo: si citeranno la riforma della scuola e quella federalista e i risultati della lotta alla criminalità e all mafia che hanno portato nelle casse dello Stato 21 miliardi di euro. Non ultimo si tesseranno le lodi di una manovra improntata al rigore e allo sviluppo. Certo, l’obiettivo è quello di riuscire a portare a casa una riforma del fisco per renderlo più equo, stando bene attenti, tuttavia, a non fare una riforma in deficit. Poste queste premesse, partirà l’invito a «lavorare insieme per il bene dell’Italia come hanno appena fatto gli Stati Uniti d’America».
Poi, il pallino passerà alla minoranza. Che dovrà dimostrare, coi fatti, se è più interessata - come accaduto fino ad ora - a chiedere la testa di Berlusconi o a lavorare per il bene del Paese. E che la parola d’ordine dell’intervento del premier sarà «dialogo» lo dimostra pure l’annuncio, già dato ieri, che il giorno successivo, ossia giovedì mattina alle 11, Berlusconi incontrerà le parti sociali. Imprese, sindacati, commercianti, banche e agricoltori: tutti insieme per elaborare un «patto per la crescita». In agenda cinque punti già anticipati dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: riduzione delle tasse, privatizzazioni e liberalizzazioni, investimenti alle aziende, verifica del rapporto tra banche e imprese alla luce di Basilea 3, taglio ai costi della politica. Un punto in più sarà quello relativo al «sì» al finanziamento di oltre «settanta opere pubbliche strategiche per il Paese per un importo di oltre 7 miliardi di euro», come annunciato dal segretario Alfano.
Gli occhi saranno puntati anche sul ministro Giulio Tremonti. Non sarà lui ma il premier in persona a riferire sulla crisi.

Ci si potrebbe scorgere una sorta di commissariamento del titolare dell’Economia ma l’interesse primario è quello di dimostrare che il governo è solido e può andare avanti bene nell’interesse del Paese. Soprattutto perché i mercati traballano ancora troppo.

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