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Il ritorno di Farina: «Vent’anni dopo con l’idea vincente»

L’uomo che scoprì Paolo Rossi e portò il Milan in serie B torna sulla breccia per rilanciare il Verona

Sandro Benedetti

da Verona

Un tuffo nel passato. Ricordi sbiaditi dal tempo. L'allora presidente del Real Vicenza di Paolo Rossi, che di lì a poco sarebbe diventato per tutti Pablito, Giussy Farina, è tornato. In grande stile, facendo, come sempre, un gran polverone attorno a sé. Scortato nell'occasione da Ferdinando Chiampan, ex proprietario e presidente dell'Hellas Verona, una squadra plasmata dal genio di Osvaldo Bagnoli capace di conquistare addirittura uno scudetto. Stagione '84-'85, anni in cui a Milano, sponda rossonera, arrivò dalla provincia veneta il baffo simpatico di Giussy Farina. Voleva costruire un grande Milan, scivolato sino in serie B; non andò più in là di una finale di coppa Italia persa contro la Sampdoria. Farina gestiva «allegramente» la società: questa l'accusa del Tribunale di Milano, che nel novembre 1989 condannò l'imprenditore veneto a cinque anni di reclusione per falso in bilancio, falsa comunicazione ai soci e mancato pagamento dell'Irpef. Ora Farina è tornato, 20 anni dopo essere uscito da un mondo del calcio che lo ha sempre attratto. La sua idea è reperire imprenditori desiderosi di acquistare l'Hellas Verona, nobile decaduta e dimenticata.
Farina, per quale motivo questo rientro nel mondo del calcio?
«Di fatto non mi sono mai allontanato. L'ho sempre seguito, sono tornato allo stadio a vedere il Verona. Ho in mente un progetto. È un'idea seria e sono convinto anche realizzabile».
Di cosa si tratta?
«La società che potrebbe nascere da questo progetto è una sorta di azionariato popolare e diffuso perché sono convinto che la partecipazione di tutti, soprattutto dei tifosi, deve essere continua. Una società, però, la cui gestione debba dipendere da una sorta di consiglio direttivo in grado di prendere le decisioni. Ci sarà poi un altro consiglio più rappresentativo, ma che non avrà poteri diretti nella gestione della società».
Altre novità?
«Il Verona sarà la società madre, capace di suddividersi a sua volta in altre società più piccole, ciascuna con una propria indipendenza, che si occupino ad esempio del settore giovanile, dei rapporti con le società dilettantistiche del territorio, della pubblicità, del marketing e altro ancora».
Farina, ma un tipo di società del genere nel calcio non esiste e non è mai esistita...
«È vero, è una novità in senso assoluto nel panorama del calcio italiano. Qualcosa si era cercato di fare proprio con il Milan prima dell'avvento di Berlusconi. Ma non ebbi il tempo di portare avanti quell'idea. Ma è un progetto serio, ve l'assicuro».
C'è qualche imprenditore alle sue spalle?
«Ho avuto diversi, anzi, molti contatti. L'idea piace, va ora realizzata».
Se questa operazione dovesse andare in porto lei che carica occuperà nella futura società?
«Non se n'è parlato. Diciamo che se me lo chiederanno posso mettere a disposizione la mia esperienza».
L'attuale proprietario del Verona, il presidente Pastorello, ha già lavorato con lei prima al Vicenza e poi al Padova. Sarà così anche a Verona?
«Nascerà una società completamente nuova. Pastorello uscirà di scena».
Tempi della vicenda?
«Entro il 15 maggio annuncerò se qualche imprenditore è del progetto. Sino al 30 giugno la società Verona sarà amministrata e presieduta da Pastorello. Poi entrerà quella nuova che acquisirà tutto il pacchetto».
Scusi Farina, ma chi glielo fa fare?
«Non mi piace l'idea che il Verona possa finire nelle mani di imprenditori che non hanno contatti diretti con la città. Questo è stato l'errore di Pastorello e quest'errore noi non lo commetteremo».
E se con il Verona l'esito non fosse felice, che fa, torna comunque nel calcio?
«Vediamo, vediamo.

Perché no?».

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