Rivas, il difensore che non gioca neppure se manca la difesa

Rivas, il difensore che non gioca neppure se manca la difesa

Il giocatore che nessuno vuole non può neanche parlare. Zitto e fermo. Che gioca a fare? Mourinho l’ha anticipato: «In difesa magari metto Cambiasso, oppure Balotelli». Non Rivas, perché non c’è spazio per lui. Non ci sarà più. Meglio adattare un centravanti a difensore, meglio trasformare un centrocampista in stopper.
Il paradosso è avere un calciatore giusto per un ruolo, ma evitarlo perché considerato troppo scarso. Rivas non parla perché non sa che dire: è un fantasma che cammina senza vivere e senza giocare. Se un giocatore non può avere neanche la speranza di entrare in campo, allora può solo cambiare aria o mestiere. Il destino e l’incapacità hanno trasformato questo mezzo raccomandato nel calciatore più inutile della storia: fa parte della squadra campione d’Italia, ma vale meno di un panchinaro della primavera. L’ultima partita nell’Inter l’ha già fatta a Genova, in Coppa Italia. Mourinho l’ha provato e l’ha maledetto: «Mi sembra che un calciatore che non gioca tanto deve utilizzare queste occasioni per mettersi in mostra, per se stesso prima ancora che per la squadra. Rivas non ha fatto bene, lo sa lui e lo sappiamo tutti, ma adesso non mi pare giusto insistere con lui».
Finita ogni speranza, cancellata ogni possibilità. Senza Materazzi, senza Burdisso, con i difensori contati per Manchester, l’allenatore non l’ha neanche convocato. Più di ogni parola e di ogni pagella questo vale l’addio alle illusioni. La storia di Rivas dice che arrivare in pompa magna non serve: vale per lui e vale per gli altri, calciatori, lavoratori, professori, professionisti, studenti. La sua faccia mogia, il suo silenzio, la sua figuraccia è la sconfitta dei raccomandati, la certezza che un Mourinho nella vita può sempre esistere, che sia lui oppure un Brunetta o un capufficio qualunque. Uno che faccia capire questo: «A me chi arriva imposto da qualcuno o dimostra di essere bravo o non passa». Rivas non è passato anche se lo sponsor pare fosse il figlio del presidente Moratti che si sarebbe innamorato calcisticamente di lui in una partita della nazionale colombiana. L’Inter lo andò a prendere in Argentina, mentre era affannata nell’inseguimento a Chivu. Cioè cercavano uno che facesse gol e che sapesse toccare il pallone e nell’attesa andarono a prendere questo difensore del River Plate. Lo presentarono così: «Nelson Enrique Rivas López, colombiano, nato a Pradera, il 25 marzo 1982, passaporto comunitario. Carismatico, piglio da duro, istrionico, ha giocato 14 gare con la maglia del River. In precedenza, aveva indossato le maglie di Deportes Pasto, Deportes Tolima e Deportes Calì». In Italia l’avevano già cercato altri. Il Bologna, per essere precisi. Però l’Inter si mise in mezzo e disturbò l’operazione. Piaceva tanto, tantissimo. Il giorno dopo l’acquisto la Gazzetta dello Sport lo raccontò come un giocatore molto veloce, di personalità, dal fisico potente, «che lo ha fatto ribattezzare, anche per il colore della pelle, "Tyson". Il giorno del debutto con la maglia del River, contro il San Lorenzo, bastarono tre minuti per entrare nel cuore dei tifosi: due calci agli avversari e fu battezzato subito El Negro con una standing ovation». Un duro per la difesa di Mancini, che evidentemente ne aveva bisogno: non bastavano Materazzi, Cordoba e Burdisso. Bisognava andare a prendere un altro, però evidentemente peggiore. Però vuoi mettere? Piaceva alla società, così da spendere più di due milioni per non deludere i suoi fan. Mourinho se l’è trovato, ha anche provato a farlo vendere. Niente. Il brutto anatroccolo non lo vuole lui ed evidentemente non lo vogliono neanche gli altri. Compresi i tifosi che hanno occupato anche il forum solitamente serioso di Finanzaonline.it per commentare il suo acquisto e il suo rendimento: «Abbiamo speso 40 milioni in quattro anni per prendere uno come Rivas». Non male per qualcuno che di ogni giorno si occupa di investimenti.
Nelson Enrique Rivas López non è stato un affare.

Due milioni e trecentomila euro di cartellino, più l’ingaggio. Ha giocato 299 minuti in tutto: vuol dire che è costato quasi ottomila euro al minuto. Lo ricorderanno per questo e per un’altra cosa: mangia il gelato con il tonno.

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