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La rivolta degli 007 contro Prodi "Così ha deviato i servizi segreti"

Esclusivo. La Procura di Roma apre un’inchiesta sulla lottizzazione del Sisde dopo la denuncia di un gruppo di agenti distintisi sul campo: "Allontanamenti ingiustificati, premiati colleghi colpiti da misure disciplinari o giudiziarie". L'ex Sisde respinge le accuse: "Le persone accantonate non avevano i requisiti previsti dalla nuova normativa". E il Prof piazza due fedelissimi ai vertici dell’"intelligence". Ecco le testimonianze consegnate ai Pm

La rivolta degli 007 contro Prodi 
"Così ha deviato i servizi segreti"

Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica

Il Sisde «lottizzato» dall’esecutivo di Romano Prodi? A sostenerlo è un gruppo di 007, tutti agenti allontanati dal servizio segreto civile nel quadro della riorganizzazione dell’intelligence. Ma i vertici della struttura di via Lanza, di contro, negano qualsivoglia epurazione politica, contestano numeri, circostanze, parentele eccellenti.
Per capirne di più occorrerà seguire gli sviluppi di un’inchiesta avviata dalla Procura di Roma sulla base di un esposto sottoscritto da numerosi agenti segreti concernente l’allontanamento di 70 persone e la contestuale sostituzione di queste ultime con altrettante nuove barbe finte provenienti dagli organici delle forze dell’ordine. Il tutto, sempre secondo i ricorrenti, sarebbe avvenuto in barba alla effettiva riprogettazione di un’intelligence in sintonia con quei principi ispiratori della Finanziaria sul contenimento della spesa, in un momento particolarmente delicato essendo la riforma non ancora decollata.
In questa fase transitoria, secondo l’ipotesi d’accusa, in attesa della definitiva entrata in vigore della riforma che ribattezzerà Sismi e Sisde in Aise e Aisi, si sarebbero andati a coprire impropriamente gli organici, specie per via politica, così da impedire, a medio termine, nuove assunzioni. Le presunte «epurazioni» avrebbero interessato sia gli 007 civili sia quelli militari. Ma a finire nell’occhio del ciclone, a causa del fascicolo aperto a piazzale Clodio, è soprattutto l’ex Sisde, dove a salvarsi dallo «spoil system», sempre a dar retta all’esposto delle ex spie, accompagnato da due interrogazioni parlamentari, sarebbero solo quegli agenti che possono vantare parentele, anche di primo grado, con esponenti di partiti dell’ormai ex governo Prodi. In primis il neonato Partito democratico: una delle personalità istituzionali del Pd, infatti, sarebbe tra i più attivi nell’aver piazzato, in passato, alcuni familiari negli organici di via Lanza.
Nel fascicolo del Pm, oltre alle deposizioni degli 007 allontanati, le interpellanze al ministro dell’Interno sollevano perplessità per il ricorso alla «chiamata diretta». Le barbe finte la raccontano così al Pm: ad aprile 2007 a ben 70 agenti segreti viene comunicato l’inizio della «procedura di restituzione ad altra amministrazione». Via dal Sisde, rientro nei corpi d’appartenenza o in pensione. Oltre al danno economico, gli 007 denunciano danni morali, d’immagine, fisici: «Per cinque mesi sono segregati, senza possibilità di lavorare, con il collegamento informatico disattivato, l’estrapolazione abusiva dai computer anche di documenti personali, l’impossibilità di avere rapporti con i colleghi non sottoposti a epurazione». Al Pm gli agenti licenziati esibiscono encomi, elogi, giudizi di eccellenza. «Al contrario - scrivono al magistrato - vengono giudicati idonei a permanere colleghi con provvedimenti disciplinari o addirittura giudiziari a carico». Tra questi, viene citato il funzionario denunciato per l’ammanco di 237mila euro dal fondo riservato del Sisde. «Poi ci sono persone che pur essendo state inizialmente inserite nell’elenco, sono riuscite a salvarsi facendo intervenire questo o quel padrino politico».
Dal Sisde però arrivano smentite secche e circostanziate. L’unica conferma è sull’attenzione mostrata alla vicenda top secret dalla Procura di Roma che ha in effetti provveduto ad acquisire, presso gli uffici di via Lanza, documenti inerenti le posizioni del personale e le modalità di assunzione, licenziamento e trasferimento. I dati in possesso dell’intelligence civile vanno, dunque, in tutt’altra direzione rispetto alle accuse lanciate dagli agenti che si ritengono danneggiati. «Nessuno è stato mai assunto su segnalazione politica, sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario. Così come nessuno è stato impiegato dopo l’entrata in vigore della legge. Su 142 agenti in uscita - sottolinea il Sisde al Giornale - ne sono entrati appena 42, e questo a dimostrazione che non ci sono state sostituzioni “alla pari”. Le persone che non fanno più parte della struttura non avevano i requisiti imposti dalla nuova normativa». «E va ricordato - proseguono da via Lanza - che anche le procedure per il passaggio e l’inquadramento dei nuovi 42 dipendenti sono iniziate molto tempo fa, precedentemente all’inizio della riforma del servizio. Va rammentato infine come, a oggi, la struttura è sotto organico di 200 unità e come già il Tar ha sospeso gran parte dei ricorsi presentati dagli ex agenti per mancanza di fumus. Chi diffama il Sisde, insomma, risponderà del reato di calunnia».
Con riferimento, poi, all’agente che ha sbancato la cassa dei fondi del reparto Roc e che sarebbe rimasto al suo posto, il Sisde taglia corto, e fa sapere che in realtà il funzionario infedele è stato licenziato in tronco dopo la restituzione del bottino e al termine di minuziosi accertamenti incrociati. «Sì, è vero. Mi sono appropriato di 237mila euro in quattro anni», ha confessato lo 007 con licenza di rubare.

Uno che per sua stessa ammissione faceva la cresta su «fogli di viaggio» e «anticipi di missione». Resta da capire se lo faceva per sé o per conto terzi.
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
massimo.malpica@ilgiornale.it

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