(...) infuocata riunione parlano tutti, perché, dicono, dopo non è cambiato niente. Gli ambulanti abusivi sono sempre lì. Nella via principale della città come in tutto il centro e come in entrambe le riviere. A Genova la zona più invasa è quella dellExpo, lì labusivismo «dilaga» dice lAssociazione commercianti. Presi dassalto anche i mercati rionali. Sono alle prese con larrivo degli ambulanti «spodestati» dal centro storico ormai sempre più qualificato invece via Venti Settembre, Albaro e Carignano. Fra le cittadine balneari i problemi più grossi questestate li hanno Chiavari, Rapallo e Arenzano.
Dice il Comune di Genova che i controlli e i sequestri di merce contraffatta nel 2004 sono triplicati rispetto al 2003. Allora devessere che gli abusivi nel frattempo sono quadruplicati. «Non ci sono dati precisi, ma il fenomeno è senzaltro in aumento» fa sapere lAscom. È un proliferare, quelli del lenzuolo per terra con su le borse o loggettistica, quelli dellape parcheggiata in un angolo con la frutta, quelli che non sai da dove sbucano ma appena piove son già lì con gli ombrelli. Si infilano nelle pieghe della legge. Perché loccupazione del suolo pubblico scatta solo se resti fermo in un posto per più di unora, quindi basta starci un minuto in meno. E perché se anche i vigili comminano sanzioni, i nullatenenti nullatengono, quindi non pagano. «Non fanno nemmeno più il gesto di andarsene, anzi è più facile che ai vigili rispondano di togliersi dai piedi» dicono i commercianti.
Ecco, i vigili. «Stanno a far cassa con le multe ai motorini e chiudono un occhio sul resto» lamentano in molti. Epperò tocca spezzare una lancia. Perché non sono mai in numero sufficiente, gli agenti, per controllare e multare tutti. «Ci sono Comuni come quelli di Chiavari e Rapallo che riescono a fare un monitoraggio capillare e a contrastarli - spiega Antonio Ferrarini, vicepresidente vicario dellAscom -. Ma amministrazioni più piccole, come quella di Arenzano, che di ambulanti ne ha contati più di 60, non ha abbastanza forze, la polizia municipale non ce la fa a fare tutto».
Il fenomeno dellabusivismo e della concorrenza sleale tocca tutti i settori, quello alimentare compreso, se pure con i chioschi i controlli siano più facili e le sanzioni più salate. Un danno economico per chi invece paga laffitto di un negozio, le tasse, gli stipendi ai dipendenti. «Ma, anche e soprattutto, un danno per lintera città» avverte Ferrarini. Perché, spiega, «a infastidire non sono i poveri vu comprà, i quali se mai vanno assistiti e protetti, ma quello che cè dietro: chi fornisce loro la merce, i malavitosi che li sfruttano. Ecco, sono lipocrisia e il manicheismo a dare fastidio».
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