Daniela Fedi
da Milano
Veline, sciocchine ed eterne bambine che fino a tarda età si preoccupano solo di giocare a sedurre con spacchi, pizzi e trasparenze, possono finalmente andare in pensione. Miuccia Prada ha aggiunto un formidabile capitolo di moda a «La mistica della femminilità», testo base del movimento di liberazione della donna scritto nel 1963 dalla grande Betty Friedan recentemente scomparsa. «Ho fatto una collezione politically scorrect che esprime forza, potenza ed energia: l'opposto di quel modello femminile passivo e quieto purtroppo dominante nella nostra società», ha detto la stilista poco prima di una sfilata indimenticabile perché oltre alla grande triade di eleganza, stile e modernità aveva il pregio di risvegliare nelle coscienze un sano orgoglio femminile. «Non dico che si possa far politica con i vestiti - ha concluso Miuccia - ma le donne hanno abbassato troppo la guardia, rischiano di perdere credibilità continuando a nascondere il loro lato guerriero sotto ai fragili costumi da vera signora».
Così contro il conformismo di un facile sex appeal, Prada propone per il prossimo inverno un guardaroba pulito e austero con pochi colori e molti dettagli nessuno dei quali inutile o banale. I pezzi di pelliccia applicati sui magnifici cappotti sotto forma di tasche, maniche o addirittura intere pelli d'animale sulla schiena, diventano quindi metafora di una selvaggia volontà. L'eskimo mantiene intatta l'indiscutibile praticità delle mille tasche e del cappuccio, ma si trasforma in un capolavoro sartoriale che non mortifica il corpo e anzi lo avvolge. Per le gonne si passa dal corto al lungo senza la minima forzatura, mentre i magnifici pantaloni dritti e lineari trasformano le gambe in un agile compasso con cui si può ridisegnare il mondo a proprio gusto. Dello stesso segno le scarpe, altissime, bellissime, vagamente simili agli zoccoli foderati di pelo in uso negli anni Settanta, ma molto più chic tanto nelle forme quanto nei materiali. Geniale addirittura l'idea di spezzare questo energico rigore con piccoli pezzi di corsetteria realizzati però in maglia e indossati sopra a solidi maglioni oltre che a pelle.
Il messaggio arrivava forte e chiaro: le donne non hanno più bisogno di bruciare i reggiseni in piazza né di dire che le streghe son tornate perché sanno far tremare tutti di rispettoso desiderio per la loro intelligente femminilità. «Uscirei con tutte loro», diceva un uomo in gamba delle modelle che hanno dato vita alla fantastica sfilata di Bottega Veneta: un inno al lusso e alla perfezione di tagli, materiali, colori e proporzioni. Per esempio c'era un cappotto-capolavoro in cashmere blu con mille pieghe trattenute sulla schiena dall'alta martingala che da solo valeva più di mille pellicce per l'equilibrio delle forme e il meraviglioso movimento naturale creato in sartoria. Tutti gli accessori, poi, erano una meraviglia: pesanti catene d'oro lavate in lavatrice e lavorate a mano oltre alle classiche borse intrecciate della maison stavolta realizzate in preziosissimo pitone. Thomas Maier, abile designer tedesco chiamato da Tom Ford alla direzione artistica della griffe controllata dal Gruppo Gucci, con questa sfilata dimostra che aveva ragione Oscar Wilde quando diceva «La semplicità è l'ultimo rifugio del complicato». Il mercato lo premia visto che Bottega Veneta registra un incremento di fatturato del 60 per cento. Non è ancora dato sapere che effetto avrà sul business di Pucci l'ingresso dello stilista inglese Matthew Williamson che ha debuttato ieri. Certo quel che si è visto in passerella era di una banalità così sconvolgente da farci una filastrocca: colletto, fiocchetto e disegno imperfetto nonostante gli archivi incomparabili della maison.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.