Gli argentini volevano battere il fantasma di Mick Jagger, quanto temevano lui e il suo tifo porta jella!, ma si sono dimenticati di giocare contro la Germania. Maradona diventa Maraniente oppure Maradizione, quella che sta inseguendo l’Argentina negli incontri mondiali con i tedeschi. Ma sarà un caso se la Germania è l’unica superstite del quartetto che occupò le semifinali del mondiale di quattro anni fa? Oggi troppo facile dire Deuschtland uber alles, fors’anche banale, ma a differenza di tanti la Germania, intesa come movimento calcistico, si è rimboccata le maniche, ha mantenuto la bontà regalata da Jurgenn Klinsmann, e da quello che allora era il suo assistente e oggi è il ct Joachim Loew (e niente è un caso), ha scoperto talenti, ha fatto la rivoluzione silenziosa: mai vista tanto fresca, agile, fantasiosa e opportunista. Così diversa da se stessa e dalla storia calcistica.
É stata una squadra testuggine nel difendere il suo territorio, devastante cavalletta quando si è infilata nel burro argentino. Thomas Muller, tedesco purosangue, il suo profeta: dopo appena due minuti di gioco ha spizzato di testa la palla, smascherando la difesa mozzarella degli argentini. E Miroslav Klose l’impensabile pallone d’oro: snobbato perfin dalla sua squadra, che poi è il Bayern, ha segnato ancora, stavolta una doppietta, e si è assestato nella bacheca degli immortali, ad una rete da Ronaldo, il capocannoniere di tutta la storia del mondiale. Klose non ha la tecnica e la velocità di Ronnie, ma è un Ronaldo bianco nel saper sfruttare l’occasione. Segna gol facili, ma è sempre lì. Ricordi Paolo Rossi e non pensi male. Non è tedesco di sangue nobile, ma il più nobile trascinatore della M(ultietnic) generation: dici Ozil e badi al bello del calcio, guardi il nero Jerome Boateng e pensi quanto è cambiata la Germania, Klose e Podolski il duo polacco sono sintesi e gol.
Ieri quattro reti ma così con tutti, non solo con i violini stonati di Maradona. Con l’Australia il 4-0 poteva essere il caso di una superiorità, con l’Inghilterra (4-1) il risultato di una bollitura inglese, qui è stato un capolavoro tattico. E se tre indizi fanno una prova...Ci sarà ancora da scrivere. Dunque ecco perché oggi la Germania è «uber alles», alla faccia dell’Argentina che ci aveva incantato con i suoi talenti, un attacco che non ha eguali al mondo e possiede la Pulce che sarà pure un fenomeno calcistico, ma sbatte sempre contro gli stessi muri: gli è capitato con il Barcellona contro Chelsea e Inter. Ci è ricaduto stavolta. Ed allora andiamo a riesplorare le parole di Franz Beckenbauer, l’unico (sarà che in tedeschi sono bravi in tutto?) ad aver vinto il mondiale da giocatore e da ct, che alla vigilia aveva raccontato la storia di una partita poi vista: «Per fermare Messi va imitata l’Inter». Alla faccia delle danze di Maradona e di quel guizzare fastidioso e inutile con il quale Messi ha chiuso melanconicamente il suo mondiale senza gol.
Diego è stato meraviglioso attore protagonista da melodramma, ieri e sempre. Pareva un ct, ma quando è stato il momento di esserlo ha fatto soltanto il tifoso, lasciando giocare per troppo tempo la stessa squadra, prendendo decisioni con colpevole ritardo: Pastore e Aguero in campo quand’erano ormai inutili, per esempio. I suoi giocatori sono rimasti ipnotizzati davanti al muro difensivo tedesco e davanti alle incapacità proprie. Diego non poteva esser in campo, Messi era un frullatore che girava a vuoto, gli altri hanno cominciato a tirare in porta quando la frittata era cotta e mangiata. Thomas Muller li ha incollati al muro (peccato, sarà squalificato per la semifinale), Klose li ha devastati, Friedrich, il roccioso difensore che quest’anno è retrocesso con l’Hertha Berlino, ha bucato i colleghi per la palla del 3-0 che poi ha certificato la qualificazione.
L’Argentina ha giocato sempre, o quasi, da ferma. In difesa non c’era il muro Samuel. Burdisso si è sgretolato, gli altri sono stati un gruviera. Nelle storie fra Davide e Golia stavolta vince Golia. Golia in tedesco si chiama Bastian Schweinsteiger, devastante nel correre e nel giocare, nel servire assist (vedi terzo gol) mangiandosi i difensori e nel fare barriera a centrocampo. Bastian Golia ha stravolto la storia, Davide la Pulce (Messi) stavolta non ce l’ha fatta.
La rivoluzione silenziosa fa grande la Germania. E Klose fa il vero Messi
Quattro gol, come all'Inghilterra. Aveva ragione Beckenbauer: "La Pulce si ferma giocando come l’Inter". Diego non l’ha capito, non è stato capace di fare il ct ma solo il tifoso
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