Ha sorpreso in tanti la Chiesa di Loreto. Ha sorpreso per primi quelli che hanno sempre incorniciato Benedetto XVI nel ritratto di un teologo freddo e spigoloso, chiuso nei suoi studi e insensibile al peso di quel «silenzio di Dio» in cui oggi precipitano i bisogni e le sofferenze degli uomini. Ha sorpreso la semplicità e la forza del dialogo intrapreso con la folla dei giovani accorsi fin lì ad ascoltarlo. Ha stupito ancora di più il consenso che essi gli hanno tributato, la partecipazione e la lucidità delle loro testimonianze. Perché è vero, il messaggio lanciato ai giovani dal Pontefice a Loreto è un messaggio esigente: non ci sono strade facili e spianate per il loro compito di «cambiare il mondo», né per come devono vivere «i propri sogni». La Chiesa di Ratzinger non fa sconti ma non ne fanno nemmeno i giovani a chi parla loro della gioia e dellallegria che cè nel mestiere del cristiano ma anche di fatica, impegno e sacrificio. Lincontro di Loreto è la dimostrazione di quanto fede e ragione siano incardinate nel percorso di una «modernità compatibile» che cerca nel disordine che la circonda valori e punti di riferimento morale, le ragioni dellessere e non solo quelle dellavere e dellapparire. I giovani adunati nella Piana di Montorso non rappresentano certamente tutti i giovani del nostro e di ogni altro Paese, ma non sono neppure riconducibili ad unassemblea di «disciplinati teocom» o ad un gruppo sociale tagliato fuori dalle grandi questioni del nostro tempo, il ruolo della scienza, come della politica o della religione, il confine dei diritti individuali, la geografia dei nostri doveri. Sono comunque, quei giovani, una parte viva e attenta, generosa e rigorosa della società di cui facciamo parte. E dunque la sorpresa più grande per chi finora non ha voluto o saputo cogliere il significato di questa Chiesa e di questo pontificato, dovrebbe forse essere quella di dover riconoscere nelle parole che si sono incrociate a Loreto, quelle del Pontefice e quelle di migliaia di ragazzi, indicazioni importanti a cui è difficile sottrarsi. Anche e soprattutto da parte di chi assume su di sé lonere di rappresentare e tutelare il bene comune. Arriva da quelle parole il monito ad osservare il proprio impegno come un servizio e non come un cumulo di onori e privilegi. A riscoprire categorie cadute in disuso come la sobrietà e lumiltà. A ricollocare al centro del proprio interesse, anche nelle periferie del vivere quotidiano, quel luogo unico ed esclusivo di solidarietà e assistenza, di responsabilità e affetti che è la famiglia. A recuperare, infine, il senso cristiano dellagire che è innanzitutto senso di compassione e di giustizia. I giovani di Loreto non erano lì per fare politica ed è sbagliato, oltre che profondamente ingeneroso nei loro confronti, provare a confinare e bloccare le loro energie in un preciso disegno politico.
Ma indubbiamente erano lì a testimoniare la loro distanza da quella politica continuamente in fuga dalla realtà, incapace di rinnovarsi e di misurarsi senza pregiudizi e senza barriere con il progetto «cristiano» di una società per il nuovo secolo. Non erano lì per fare politica ma di sicuro hanno definito la mappa dellantipolitica molto più e molto meglio di quanto in molti siano riusciti a fare finora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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