Da Rivombrosa alla corte di Spagna Preziosi diventa Cristoforo Colombo

Igor Principe

Potrebbe apparire come una passione per i ruoli storici. Da quello di pura fantasia del conte Fabrizio Ristori, inesauribile serbatoio di successo televisivo con Elisa di Rivombrosa, ad uno di granitica realtà: Cristoforo Colombo. Tuttavia, non è quel tipo di passione che porterà Alessandro Preziosi a vestire i panni del grande navigatore in Datemi tre caravelle, in scena al teatro Ventaglio Nazionale dal 25 ottobre. Ma quella per i sogni.
«Sotto questo profilo, Colombo è un modello - spiega l'attore -. Uomo dalle grandi aspettative, ha vissuto in conflitto con se stesso, la sua arroganza, la sua fede. Ma la sua capacità di credere in ciò che stava facendo e di sconfiggere anche la ritrosia dei reali di Spagna, che non gli vogliono dare le tre caravelle perché l'impresa pare antieconomica, è qualcosa cui tutti dobbiamo guardare per recuperare fiducia in noi stessi. E questo spettacolo vuole essere una metafora per l'Italia di oggi, che deve credere di più in se stessa».
Quel che salirà sul palco del Nazionale è uno show ridimensionato in confronto con la versione che debuttò al teatro greco di Taormina la scorsa estate. Allora, gli spazi consentirono scene più ampie e movimenti di maggior respiro. Ma il cuore della storia, scritta da Carmelo Pennisi e Massimiliano Durante, è lo stesso: cosa faceva e cosa pensava Colombo prima di imbarcarsi per quelle Indie che invece erano la futura America? «Lo spettacolo si chiude proprio con la partenza delle caravelle. Prima, c'è tutta la dedizione dell'uomo a un’idea che non è voglia di fama o di denaro, ma di orizzonte».
Proprio perché metafora di una situazione, gli autori hanno fatto molta leva su quella specificazione tanto cara a chi, nella storia nella letteratura, scova materia da trasformare in cinema o teatro: «liberamente tratto da…». A figure e situazioni reali si affiancano quadri di fantasia: Colombo che incontra Beatrice, personificazione dell'amore; Colombo con padre Marchesa, l'uomo che gli attribuirà i crismi della missione; Colombo ambiguamente legato a Isabella di Castiglia. «Sono prove da cui trarre sempre maggior fiducia». Quella che allo stesso Preziosi - diretto da David Scheinmann e affiancato, tra gli altri da Stefano De Sando e Andrea De Venuti - è mancata sul progetto, almeno all'inizio.
«Precisiamo: la storia mi ha convinto subito. Quel che non mi persuadeva era la forma. La commedia musicale, pensavo, non ci appartiene. Solitamente rappresentiamo testi collaudati giocando su meccanismi sicuri. Ora sono persuaso, va da sé. Però mi aspetto dal pubblico specialistico un atteggiamento diverso dal solito: che non cerchi i mille difetti, ogni opera li ha; ma che la accolga nel suo insieme col messaggio che vuol trasmettere».
Datemi tre caravelle sembra innovare su più fronti, ponendosi da un lato come forma di teatro civile fatto non di sola parola (le musiche sono di Stefano Di Battista), dall'altro come testo che, nella scrittura, attinge alle tecniche del cinema: si contano infatti ben quarantotto cambi di scena.
È invece alla tv che Preziosi riserva l'ultima considerazione: «Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka. Sono solo due tra i tanti bravi attori che vivono di teatro.

Il mio sogno è vederli portare in televisione autori come Cechov o Pirandello. Un tempo si faceva, si può fare anche oggi. Pensate a Proietti, che con il maresciallo Rocca sbanca l'audience. È così strano immaginarlo in tv a fare teatro?».

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