Robben&Sneijder i gemelli d’Olanda in forma mondiale

Chissà se gioca Robben, si chiedevano preoccupati in Olanda. Ha giocato, ha fatto la differenza e anche un gol, lui, Sneijder e Kuyt da soli fanno sognare la marea orange, niente di speciale ma con quei tre in campo tutto è possibile. Ieri hanno mandato a casa gli scarnificatori degli azzurri, non gli hanno concesso niente, solo un rigore allo scadere dei minuti di recupero, con una difesa meno emozionante questa Olanda sarebbe molto più di una delle pretendenti.
Arjen Robben è stato devastante, Vladimir Weiss, ct slovacco, si è detto deluso per l’eliminazione ma è rimasto meravigliato dalla gara dell’attaccante del Bayern Monaco: «Confesso che per tre giorni abbiamo preparato la partita su di lui e sul suo modo di giocare. Ma lui è un genio del calcio. Quando ho visto che era tra i titolari ho capito che ci saremmo trovati davanti a una nazionale almeno il 50 per cento più forte. E avevo ragione».
Sembra la vecchia e leggendaria storia di Garrincha, la funambolica ala del Brasile di Pelè che aveva una sola finta in repertorio, tutti la conoscevano, lui la ripeteva regolarmente e non c’era un solo terzino al mondo capace di anticiparlo. Robben parte da destra, finge di andare sul fondo, converge al centro, prende il tempo ai difensori e scarica il sinistro. Ieri ha ripetuto il solito gesto e nessuno è riuscito a fermarlo, un gol e una paratona di Mucha di quelle miracolose, in angolo, allungandosi al limite dello stiramento. Wesley Sneijder che gli ha dettato l’assist del gol con un lancio pazzesco di sessanta metri ha detto: «Se Robben riesce a stare in piedi, bisogna metterlo in campo».
Robben è un altro dei cassati dal Real, ha una struttura fisica spettacolare, una potenza nel sinistro devastante, gli fa difetto una certa fragilità muscolare: «Mi avete subito ricordato che vengo da un infortunio alla coscia sinistra... è vero, non sono al top. Ma lo sarò quando sarà necessario, per il momento basta così - ha detto al termine della partita contro la Slovacchia -. La cosa più importante è stata aver giocato la prima partita del mondiale, sono passate solo tre settimane dall’infortunio ed è un periodo breve. Ma è andato tutto bene, perché pensare in negativo? Per i quarti possiamo solo migliorare, questa non è stata la nostra miglior partita». Il gol del vantaggio è stato suo, sue le successive migliori occasioni dell’Olanda, un centro per Mathijsen che ha colpito in faccia Mucha in uscita disperata, e un centro per Sneijder che ha colpito di destro, ribattuto. Al 25’ della ripresa è finita la partita di Robben, Sneijder e Kuyt hanno continuato a correre, uno in mezzo, l’altro sulla fascia. Kuyt è uno che non si può lasciare in Premier, bisogna portarlo in Italia, ha una voglia di giocare a pallone che potrebbe essere contagiosa e magari qualcuno dei nostri si ammala. Lo lanciano nel vuoto, arriva per primo sul pallone, lo gioca, pensi che adesso resterà in apnea almeno un minuto invece lo lanciano nuovamente, lui arriva per primo, dribbla, se lo allunga, centra, un fenomeno. E senza perdere in lucidità. Il centro che consente a Sneijder di segnare la seconda rete è suo. L’interista sul gol è stato anche fortunato, il suo destro è filtrato fra le gambe di Viduca, ma resta un play di grande spessore, distribuisce democraticamente, a tutti concede un’opportunità. In mezzo la coppia De Jong-Van Bommel è l’ultima frontiera prima del brivido e l’attacco della Slovacchia lo ha confermato. Robert Vittek è stato protagonista di un mondiale sontuoso, ha tutto quanto si può chiedere a una punta centrale, ieri ha segnato il suo quarto gol che lo proietta in cima alla classifica cannonieri appaiato all’argentino Higuain.

Generoso e scaltro anche nello stretto a dispetto della sua mole, Vittek è un altro che avrebbe tante cose da insegnarci, ha giocato senza mai protestare, le ha prese e le ha date, il simbolo di una nazionale all’esordio assoluto che ci ha spedito a casa.

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