Cultura e Spettacoli

Robin Williams: "Vorrei lavorare col grande Benigni"

Il divo è deluso: "Scelgo film indipendenti, Hollywood non mi vuole"

da Roma

Più che una conferenza stampa, un one man show. L’incontro di ieri a Roma con Robin Williams non poteva che finire così, con la star di Good Morning, Vietnam, L’attimo fuggente e premio Oscar per Will Hunting genio ribelle a fare tutt’altro che parlare del suo ultimo film, The Big White, in uscita venerdì. E siccome da un po’ di tempo sembra essere fuori dai giochi delle major, alla domanda se è Hollywood a escluderlo, Williams risponde naturalmente che è il contrario, «sono io che tengo le distanze, non a caso vivo a San Francisco dove posso scorrazzare con le mie amate biciclette, sono un bicisessuale».

Ma poi ammette: «La verità è che non mi offrono più i grandi film, per questo faccio questi piccoli e indipendenti in cui però c’è molta stoffa e del buon materiale. Ma lavorando in una produzione a basso budget ti senti come quelli che danno i volantini sulla 42ª strada e urlano: “Venite a vedere il mio film!”. Il problema è che una volta girato, poi lo devi vendere, trovare qualcuno che lo distribuisca. E non è facile, a volte la pornografia ha canali migliori».

Allusione, neanche tanto velata, al fatto che il film negli Usa ancora non è stato distribuito. Paradossi di un Paese che produce di tutto ma che sembra non apprezzare questa divertente commedia nera diretta da Mark Mylod e con un cast di tutto rispetto: Holly Hunter, Woody Harrelson e Giovanni Ribisi. È la storia di un agente di viaggi (Williams) e di sua moglie (Hunter) che vivono in condizioni precarie in Alaska. Lei con problemi mentali che la portano a camminare saltellando e a riempire di parolacce le sue poche conversazioni, lui con un’attività sull'orlo della bancarotta. Per risolvere tutti i suoi problemi, l’uomo pensa allora di incassare il milione di dollari della polizza sulla vita del fratello scomparso da anni. Ma per avere i soldi ci vuole un cadavere e così il povero agente di viaggi si troverà impigliato tra scettici periti d'assicurazione (Ribisi), grotteschi sicari e l’inatteso ritorno del fratello (Harrelson in uno dei suoi prediletti ruoli borderline).

Tutto questo tra i glaciali paesaggi dell’Alaska che rendono però l'atmosfera piena di déjà-vu, dato che è impossibile non pensare a film molto simili come Fargo dei fratelli Coen e Soldi sporchi di Sam Raimi. Ma a differenza di questi precedenti Williams trova che The Big White sia «una commedia melanconica. Perché la melanconia è un sentimento molto contemporaneo, specchio dell’America di oggi e anche dei miei 54 anni».

Affermazione che apre anche la filippica contro Bush: «Come mai è stato rieletto? Forse avevano messo qualcosa nell'acqua... chissà Berlusconi! Bush ha instillato la paura, ha fatto la guerra ma non si sono mai trovate le armi di distruzione di massa. Ha solo preso un Saddam Hussein che sembrava Nick Nolte. I più cinici hanno detto che era per il petrolio ma adesso la benzina costa più di prima e i suoi prezzi alle stelle faranno capire agli americani molte cose. La gente ride alle dichiarazioni di Bush ma il problema è che poi fa quello che dice. Prima il compito del comico era difficile, dovevi osservare e essere tagliente. Oggi basta ripetere quello che dicono i politici e il gioco è fatto. Bisogna però risvegliare le coscienze e un po’ di speranza ce l’ho, visto che uno come Dario Fo ha vinto il Nobel».

Nonostante la scarsa considerazione per il suo presidente, Williams, che sarebbe onorato di lavorare con un «grande come Roberto Benigni», è anche uno degli attori più presenti sul fronte patriottico. È stato tre volte in Afghanistan e due in Irak a sostenere le truppe. «Per due ragioni - spiega - è un pubblico fantastico e non voglio che pensino di essere dei dimenticati». Tanta passione politica lo potrebbe spingersi a candidarsi magari contro Schwarzenegger? «È curioso che la California, fondamentalmente ispanica, abbia un governatore tedesco» risponde l’attore imitando l’accento del collega, in realtà di origini austriache. «Ma nella politica statunitense tutto è possibile. Proprio come da voi in Italia. Avete eletto Cicciolina, una pornostar.

E in Parlamento, naturalmente, tutti contenti».

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