"Con il rock tecnico farò svegliare l'Italia"

Franco Battiato lancia la tournée Up patriots to arms!: "Non faccio barricate, Celentano è un’altra cosa. Canterò anche La cura, Shock in my town e Autodafé"

"Con il rock tecnico 
farò svegliare l'Italia"

Massì che quegl’occhi sor­nioni nascondono ancora una bella scintilla polemica. Così colto, così arabo nel parlare, Franco Battiato non le manda a dire neppure oggi che presen­­ta uno dei tour dell’estate, roba da tutto esaurito quasi ovun­que. «Però attenzione, non mi piace fare campagne elettora­li ». In fondo, meglio l’arte, ov­vio. «Sarò sul palco con una band e faremo rock tecnico, mi­ca dark», spiega a tavola parlan­do a modo suo, con voce poten­te quando gli fa comodo ( bellis­sima la barzelletta su Berlusco­ni e Bersani), o sussurrando se è il caso. Dunque il giretto d’Ita­lia intitolato Up patriots to ar­ms! durerà due mesi esatti (par­te il 15 luglio a Rock in Roma, finisce il 15 settembre a Tori­no) ed è una parentesi terrestre tra i voli pindarici e artistici di questo che, a sessantasei anni suonati, è ancora un’artista senza confini, qualità rarissi­ma capirete. Però spiazza subi­to tutti: «Il pubblico non mi manca proprio», e beccatevi questa.

Addirittura, caro Franco Battiato.
«Nel senso che non sono fat­to per stare sul palco. Ma stavol­ta ci sarò con una band vera e propria, roba del tipo basso chi­tarra e batteria, e faremo molti pezzi famosi del mio reperto­rio».

Come minimo Up patriots to arms!: quel brano com­pie trentun anni, nella ver­sione su disco era introdot­to dall’ouverture del Tan­nhäuser di Wagner. Capi­rai, Wagner: per molti una provocazione.
«Ma oltre a quello canterò an­che Shock in my town , Auto­dafè , Un’altra vita e La cura, quest’ultima con un arrangia­mento ritmico diverso. E poi Il ballo del potere e Summer on a solitary beach.

Scusi, e Povera patria?
«Anche quella sarà in lista».

Si dirà come sempre che è attuale.
«Sono uno che ha studiato un po’ e so che è attuale oggi co­me lo sarebbe stato ai tempi dell’Antica Grecia o nella Ro­ma del Basso Impero».

Ci sono segnali di cambia­mento?
«Avevo previsto la vittoria di Pisapia a Milano perché, oltre­tutto la Moratti era stata di una scorrettezza che meritava l’espulsione dall’Italia. Vedo manifestazioni in Spagna, in Francia e anche in Italia alle quali mi sento vicino. Mi pare che ci sia un’aria nuova, due si­gnore sono venute separata­mente a dirmi che ”ci stiamo svegliando“».

Lo si ripete ciclicamente. Il problema è che non tutti capiscono bene da che co­sa.
«Mi viene in mente una bat­tuta dello straordinario Ione­sco che nel ’68 a Parigi sentì gli studenti manifestare sotto ca­sa. Si avvicinò alla finestra, era così piccolo che arrivava a sten­to a vedere di sotto. Si issò sulla punta dei piedi e profetizzò: “Attenzione che voi sarete i ser­vi del potere di domani”».

Detto tutto.
«Grandissimo intellettuale».

Tutto si può dire di Battia­to tranne che sia docile al potere. «Ma non mi piace fare barri­cate, non sono un tipo da cam­pagne elettorali».

Si riferisce al Celentano santorizzato?
«Lui è forte perché fa sempre se stesso. Dopo avermi visto a La7, la redazione di Annozero mi ha invitato in trasmissione. E io ho risposto: “Vengo solo se non ci sono politici in studio”».

Ottimo modo per svicola­re.
«Ho detto no anche a Sgar­bi ».

Comunque è un gran mo­mento per i cantanti ( auto­revoli) in televisione. An­che in un ruolo diverso dal loro. Forse gli spettatori hanno un disperato biso­gno di credibilità. Insom­ma, i controversi talent show non c’entrano.
«In ogni caso, in tv secondo me la musica leggera non fun­ziona.

Quanto ai talent, c’è troppa competizione. Per tan­ta gente l’odore del sangue ha un fascino sbalorditivo. Sono sicuro che se aprissero di nuo­vo il Colosseo a belve e gladiato­ri, ci sarebbe la fila per compra­re i biglietti».

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