Roma

Roma città aperta Tutti a caccia dell’ospite celebre

Tutte le strade portano a Roma, si sa, lo dice la tradizione. E a seguirle, nel corso dei secoli - lo assicura il Grand Tour di cui era una meta irrinunciabile - sono stati principalmente artisti, tra scrittori, pittori e musicisti. Meta di vacanza ma soprattutto, con la sua storia e le sue bellezze, di ispirazione, Roma vanta nel suo carnet un gran numero di ospiti famosi, fermatisi qui per soggiorni più o meno lunghi che, spesso, hanno influenzato la loro arte.
In taluni casi per scoprirne alloggi e indirizzi basta guardare in alto alla ricerca di targhe commemorative che ricordino la famosa presenza, in altri, invece, bisogna affidarsi a cultura e curiosità personali, cercando indizi nelle opere degli artisti stessi. Un ideale tour dei luoghi dove hanno vissuto viaggiatori famosi non può che partire dagli hotel.
Nel palazzo del Grand Hotel de la Minerve, in piazza della Minerva 69, già Palazzo Conti, tra il 1814 e il 1816, vissero Stendhal «che - come ricorda una lapide - le Promenades dans Rome rendono degno del nome di romano», nel 1846, il generale argentino, don Josè de San Martìn, «Liberatore di Argentina, Chile, Perù», e, nel 1857, lo scrittore Herman Melville. Al de Russie, in via del Babuino 9, nel 1891 visse e morì il principe Girolamo Bonaparte. Poco distante, al 79, dove un tempo sorgeva l’hotel Alemagna, alloggiarono Richard Wagner e Ferdinand de Lesseps, ideatore del Canale di Suez. Nella strada anche Madame Récamier e Nicolas Poussin. Il compositore Franz Liszt, per questioni di forma - non erano sposati - e forse indipendenza, preferiva abitare poco distante, in via Bocca di Leone 14, nell’Albergo d’Inghilterra, potendo così frequentare liberamente e facilmente l’amata principessa Carolyne Sayn-Wittgenstein, che risiedeva al numero 89 di via del Babuino, un tempo casa dell’architetto Giuseppe Valadier. Una targa sul palazzo ricorda solo lui, tacendo gli amori illeciti del musicista. Nello stesso albergo furono ospitati lo scrittore polacco Henryk Sienkiewicz, autore del romanzo «Quo vadis?», Ernest Hemingway e Virginia Woolf . All’albergo del Sole, in piazza della Rotonda 63, vissero Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir. Tra gli ospiti illustri del Grand Hotel Plaza, in via del Corso 126, spiccano i nomi di Sua Maestà Imperiale Carlotta del Messico, Winston Churchill e Charles de Gaulle. All’hotel Quirinale, in via Nazionale 7, soggiornò Maria Callas. L’albergo Cesari, in via di Pietra 89, fu il primo alloggio dello storico tedesco Ferdinand Gregorovius, «Civis romanus che immortalò in opere grandi il suo amore per la città», come recita la lapide apposta accanto al portone. Un’altra targa indica, dal 1860 al 1874, la sua residenza in via Gregoriana 12, quasi di fronte al palazzo, dove, nel suo primo soggiorno romano, dal 1806 al 1820, aveva vissuto Jean Auguste Dominique Ingres. La zona è ricca di case storiche.
La parallela via Sistina ne è affollatissima. Si comincia dal civico 48, dove viveva Bertel Thorvaldsen, per proseguire al 64, con Costantin Hansen. Al 113, ancora Liszt, mentre al 126, dal 1838 al 1842, lo scrittore russo Nikolaj Gogol’. Più articolati gli spostamenti di Hans Christian Andersen, che, dopo aver conosciuto la strada grazie alla frequentazione di Thorvaldsen, vi si trasferì nel 1833 per circa quattro mesi, al civico 104, dove avrebbe avuto l’ispirazione per il romanzo «L’improvvisatore», - «Ho un balconcino - scriveva del suo appartamento - dove crescono garofani e verdura» - poi in successivi soggiorni, andò a vivere in via della Purificazione, in via Borgognona e infine, in un appartamento sopra il Caffè Greco, in via Condotti. Nell’attuale via Francesco Crispi, al 55, visse Henrik Ibsen. Al civico 66, in piazza di Spagna, Lord Byron. A ricordarlo non c’è alcuna targa - solo, quasi di fronte, un negozio che porta il suo nome - e l’edificio oggi è sede di una scuola di lingua, ovviamente, inglese. In via della Croce 81, era il Palazzo del principe Stanislao Poniatowski. In via Frattina 52, invece, soggiornò James Joyce, che poi si trasferì in via Monte Brianzo 51, dove, al 25, visse Montaigne. Spostandosi in via del Pantheon 57, al secondo piano, dal 1896 al 1897, abitò lo scrittore tedesco Thomas Mann con suo fratello. Ancora, Nathaniel Hawthorne in via Pinciana 37 e la principessa Cristina di Svezia, con i suoi tanti amanti, in via della Lungara, nelle sale che oggi sono parte della Galleria Corsini.
Tra i tanti indirizzi da ricercare con attenzione o perlomeno a «naso in su», non vanno dimenticati quelli di case che, proprio per la fama dei loro occupanti, sono poi state trasformate in musei. In via Mancini 20, l’abitazione-studio dello scultore Hendrik Christian Andersen è diventata il museo che, a lui intitolato, ne custodisce le monumentali opere. Al civico 18, in via del Corso, si trova la Casa di Goethe, dove lo scrittore tedesco visse durante i suoi viaggi romani, condividendone gli spazi con altri connazionali artisti.
«Roma è ormai la capitale del mondo», scriveva nel 1819 Percy Bisshe Shelley che, con John William Keats viveva in piazza di Spagna 26, proprio ai piedi della scalinata.

Rimasto pressoché inalterato tanto nella facciata che negli interni, oggi l’edificio è sede del Keats-Shelley Memorial Association, dove sono ricordati altri illustri ospiti inglesi, come Oscar Wilde, George Eliot, Samuel Taylor Coleridge e Edith Wharton.

Commenti