Roma congelata dallo Shakhtar Europa in salita

I giallorossi perdono in Ucraina e dovranno soffrire fino in fondo per passare il turno. Totti non brilla e la squadra di Spalletti resta spuntata

Marcello Di Dio

nostro inviato a Donetsk

Un’occasione l’aveva persa tre settimane fa in casa con l’Olympiakos, la seconda l’ha buttata via ieri. E così, la Roma travolgente e spettacolare del campionato si ritrova a giocarsi all’ultimo match point europeo, quello del 5 dicembre all’Olimpico contro il Valencia ormai primo, la qualificazione agli ottavi di Champions League. Impresa non impossibile, considerando le motivazioni degli spagnoli, ma un punto è anche il bilancio raccolto dalla Roma nelle ultime due uscite continentali. Accadeva con Fabio Capello in panchina, succede ora con Luciano Spalletti: i giallorossi tendono a complicarsi la vita in Europa e per di più quest’anno in un gruppo non certo eccezionale dal punto di vista tecnico, dove il Valencia – squadra esperta e forte – ha avuto vita facile.
Minata dalle polemiche (Spalletti ritenuto ipocrita dopo il saluto agli avversari del Catania ai quali aveva rifilato sette gol, Totti «stuzzicato» da Platini sul suo rapporto con la nazionale) e colpita da un infortunio pesante (quello di Chivu in difesa) la Roma non trascorre la vigilia di Donetsk in maniera serena. Stavolta l’Olimpico (ma quello della quarta città ucraina) non si rivela fortunato: la Roma regge bene nel primo tempo, nel quale rischia pochissimo, ma si affaccia raramente nella metà campo avversaria nella seconda parte della gara, quando subisce le azioni pungenti dello Shakhtar. E incassa meritatamente il gol di Marica (forse in posizione di fuorigioco), il secondo in Champions del romeno che di recente ha lanciato segnali d’amore proprio ai giallorossi.
Lucescu propone un 4-4-2 che prevede Tymoschuk vertice basso del centrocampo e Jadson trequartista alle spalle della coppia romeno-brasiliana Marica-Brandao. Spalletti risponde lasciando fuori Chivu (non recuperato dalla botta al ginocchio rimediata nell’allenamento di rifinitura) e Pizarro. Dunque, la Roma schiera un 4-1-4-1 con Aquilani – come all’andata all’Olimpico – sulla linea dei centrocampisti. L’esperimento non si rivelerà positivo e ne risentirà la costruzione del gioco, ma anche il lavoro di De Rossi, solo a contrastare davanti alla difesa.
Primo tempo non spettacolare: lo Shakhtar fa la partita, la Roma attende ed è pronta a colpire di rimessa. Doni corre però pochissimi rischi e tutti a causa di qualche sbavatura dei centrali difensivi giallorossi. La squadra di Spalletti cerca comunque di non farsi schiacciare e almeno nella prima mezz’ora si propone a destra con il positivo Cassetti (bella una sua azione all’11’ con cross finale non sfruttato da alcun compagno) che conferma i progressi fatti nell’ultimo periodo. Il movimento di Brandao, bravo a inserirsi negli spazi ma scarso nelle conclusioni, mette in crisi Ferrari, però la Roma regge. La ripresa è a senso unico: Marica fa il bello e cattivo tempo sotto porta, Mexes gli chiude la strada nella prima azione, mentre in quella successiva (16’) colpisce Doni in diagonale sul cross di Duljaj. La Roma risente della serata no degli esterni, chiamati più a un lavoro di copertura, ma in generale del reparto avanzato, con Totti che prende i soliti calci spalle alla porta e non può fare altro.

Spalletti tenta il recupero negli ultimi venti minuti inserendo Pizarro (decisivo all’andata dalla panchina), Montella e Vucinic. Il risultato è un giallo per simulazione al centrocampista cileno (che salterà la sfida con il Valencia) e un tiro dell’attaccante campano finito alto. La sofferenza europea della Roma continua fino al 5 dicembre.

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