A Roma l’inchiesta su Prodi e Mastella

Massimo Malpica

Non abbassa il tiro, il pm Luigi De Magistris. Il magistrato catanzarese che nell’inchiesta «Why Not» (avocata dal pg) ha indagato prima Romano Prodi e poi Clemente Mastella, ha chiesto il rinvio a giudizio per il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero. Il reato contestato al governatore, per un procedimento penale sulla «turbativa d’asta finalizzata a consentire l’aggiudicazione di gare alla società Ital Tbs Spa presso ospedali e strutture sanitarie della Regione Calabria con particolare riferimento alla fornitura di apparecchiature elettromedicali», riguarda l’associazione per delinquere. A coinvolgere Loiero anche alcune intercettazioni. Il processo è stato chiesto, oltre che per il governatore calabrese, pure per altri otto coindagati, tra cui Riccardo Fatarella (già direttore dell’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro) e Michelino Lanzo, ex commissario pro tempore dell’azienda sanitaria di Crotone nonché capo di gabinetto di Loiero.
Intanto, sul fronte delle polemiche legate all’indagine Why Not c’è da registrare l’esternazione di Silvio Sircana, portavoce di Prodi, in relazione a un articolo del giornale inglese The Guardian che parlava di interferenze del premier nell’inchiesta calabrese «soffiata» al pm De Magistris: «Mai nessuna interferenza. L’unico commento risale a luglio quando Prodi apprese dalla stampa che il pm lo aveva indagato. E aveva espresso totale fiducia nel lavoro della magistratura». E ieri è arrivata la conferma dell’avvenuta trasmissione al tribunale dei ministri degli atti dell’inchiesta su Prodi e Mastella, in seguito all’avocazione da parte del pg di Catanzaro.
E questo mentre Di Pietro tornava all’attacco di fronte alle telecamere di Matrix, definendo «un grave vulnus all’indipendenza della magistratura e alla democrazia» la richiesta di trasferimento di De Magistris avanzata da Mastella. E spingendosi a chiedere al premier di intervenire: «Il presidente del Consiglio dovrà rispondere se non ritiene più opportuno revocare il trasferimento di De Magistris, o se ritiene di ignorare questa vicenda». Prodi, ha insistito Di Pietro, nel consiglio dei ministri di martedì si è già «assunto una responsabilità importante, quella di dire che sulla vicenda approva in pieno quanto fatto da Mastella». Ma, tuona in conclusione il leader dell’Idv, la questione è tutt’altro che terminata: «De Magistris deve andare fino in fondo o il governo sarà, di fatto, delegittimato».
In questo clima al vetriolo, ieri è stata decisa l’audizione di De Magistris al Csm: il pm verrà ascoltato lunedì dalla Prima commissione. E sulla vicenda si registra anche l’intervento del vicepresidente dell’organismo di Palazzo dei Marescialli, Nicola Mancino, che fa il pompiere criticando le «polemiche ben al di sopra delle righe» che condiscono l’affaire De Magistris-Mastella. Mancino invoca «grande equilibrio, imparzialità e senso di responsabilità» da parte di tutti, e mette le mani avanti con i rappresentanti del Csm, invitandoli a essere «taciturni», anzi, «muti e sordi».

Chi invece sceglie di tornare a parlare è Antonio Saladino, personaggio centrale dell’inchiesta catanzarese, ritenuto legato a Mastella e a Prodi. Ieri all’Adnkronos Saladino ha confermato di conoscere il Guardasigilli e, «non confidenzialmente», anche il premier. Ma ha negato che le conversazioni con i due esponenti del governo riguardassero «affari».

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