Roma - «Sono l'ultima espressione della cultura orale del calcio romano». Così amava definirsi Franco Sensi, il presidente più longevo ma anche più vincente della storia della Roma, scomparso ieri sera dopo una lunga malattia a 82 anni appena compiuti. Il giallorosso scorreva nel suo sangue sin da piccolo: a pochi mesi quando il papà Silvio prende parte alla fondazione dell'Associazione Sportiva Roma fornendo parte del legname usato per la costruzione del leggendario campo Testaccio.
A 28 anni diventa consigliere e poi dirigente della società, ma è nel maggio del 1993 che fa confluire nella sua compagnia, l'Italpetroli, il pacchetto azionario del club che aveva rilevato con il collega Pietro Mezzaroma, diventando poi nel novembre successivo proprietario unico della società e presidente della stessa. Il grande patron di tutta l'operazione fu Cesare Geronzi, allora direttore generale della Banca di Roma. Sotto la sua gestione la Roma ha vinto uno scudetto nella stagione 2000-2001, il terzo della storia giallorossa, due Supercoppe italiane (2001 e 2007) e due Coppe Italia nelle stagioni 2006-2007 e 2007-2008.
Sensi è morto ieri sera alle 23.35 all'ospedale Gemelli di Roma dove era ricoverato da qualche settimana per problemi respiratori. Si trovava in terapia intensiva post-operatoria, il reparto dotato di speciali macchinari per i pazienti che hanno problemi di quel tipo. Da tempo, comunque, aveva delegato alla figlia Rosella, che lo ha assistito fino all'ultimo assieme alla mamma Maria e alle sorelle Cristina e Silvia, la gestione dirigenziale del club di Trigoria, dove domani sarà allestita la camera ardente (anche se il sindaco di Roma Alemanno ha offerto il Campidoglio). Oggi invece verrà deciso il giorno dei funerali.
Franco Sensi, sindaco di Visso per dieci anni (la città natale di molti suoi parenti), presidente controcorrente per il suo carattere vulcanico, cercò di conquistare la presidenza della Lega calcio nell'estate del 2002 e quasi ci riuscì, ma il voltafaccia inaspettato di alcuni dirigenti fece crollare la sua candidatura. Già allora iniziò la lenta fase del suo declino fisico e assieme a esso i momenti di difficoltà per la Roma, fiaccata dall'alleanza tra Milan e Juve (ormai celebri i suoi duelli verbali con Luciano Moggi e Adriano Galliani, il presidente della Roma arrivò a parlare addirittura di un'associazione a delinquere beccandosi deferimenti e squalifiche in sequenza) e dai problemi economici figli dell'oneroso (per gli acquisti, tra gli altri, di Batistuta, Emerson e Samuel) tricolore: per salvare la sua Roma Sensi si priva di diversi beni personali (Il quotidiano Corriere Adriatico e l'Hotel Cicerone, albergo nel centro della capitale, solo per citarne alcuni).
La primogenita Rosella prende in mano il timone della società e la conduce in una nuova fase, quella dell'autofinanziamento. Ma anche di diversi successi (una Supercoppa e due Coppe Italia), sotto la guida di Luciano Spalletti. Ora toccherà a lei continuare a portare avanti l'eredità del padre, per una vita fortemente innamorato della sua quarta figlia femmina: la Roma. «Che porterò con me nella tomba», diceva sempre. Nel 2004 fu a un passo dal cedere la società di Trigoria al gruppo russo Nafta Moskva, mentre la scorsa primavera è stata rifiutata un'offerta del magnate americano Soros ed è stato raggiunto un piano di rientro con l'istituto Unicredit (che vanta il 49 per cento delle azioni di Italpetroli, la controllante della Roma) dal forte debito di oltre 350 milioni di euro con le banche.
Nel 2005 era stato nominato Cavaliere del Lavoro e nel maggio scorso gli era stato conferito il premio «Etica nello sport» dall'università romana di Tor Vergata, premio che era stato ritirato dalla moglie per le sue non buone condizioni fisiche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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