Roma-Pantano, il tram che va a marcia indietro

Non piace il progetto di cambiamento: «Meglio migliorare il treno esistente»

Roma-Pantano, il tram che va a marcia indietro

Dalle 15 alle 17 corse saltate in media ogni giorno, con picchi superiori anche a 25. Treni lenti e affollati oltre qualsiasi immaginazione. Attese snervanti in banchina, spesso coronate nelle ore di punta dall’impossibilità di salire a bordo per l’eccessiva calca. Non bastava questa lunga sfilza di disagi: ora, a somministrare agli utenti della Roma-Pantano una curiosa «cura del ferro» all’incontrario, ci si mette anche il VI municipio che, con il benestare del Campidoglio, sta valutando il progetto di mandare definitivamente in pensione il «tranvetto della Casilina», sostituendolo da viale Alessandrino con un nuovo tram, da canalizzare sui binari del 5 e del 14 all’altezza della circonvallazione Casilina.
Tale ipotesi, per quanto suggestiva, è però estremamente gravosa tanto in termini di costi quanto di effettiva realizzabilità tecnica. A denunciarlo è David Nicodemi, presidente del nuovo comitato pro Roma-Pantano: «I binari esistenti su tutta la tratta - spiega - non sono utilizzabili perché lo scartamento è diverso. Sarebbero quindi necessari cantieri interminabili e lavori enormi, da estendere alla palificazione e alla linea elettrica. Inoltre, tutti i materiali rotabili sarebbero da buttare e ne andrebbero acquistati di nuovi, per non parlare della sede attuale, che dovrebbe essere allargata di almeno un metro. Tutto ciò a totale danno del traffico privato, in molti punti già vicino al collasso». Meglio quindi concentrarsi sul treno esistente che il presidente di Met.ro Bianchi non vede come un «ramo secco» e per il quale, tra l’altro, la Regione ha da poco stanziato la cifra non indifferente di 65 milioni di euro. Denaro da spendere per operare alcune migliorie che, da sole, potrebbero fare la differenza: «Le ragioni del malfunzionamento della linea - puntualizza Nicodemi - sono riconducibili essenzialmente a due fattori: la “terza età” in cui sono entrati la maggior parte dei convogli, più della metà dei quali risale addirittura agli anni ’30, e le percorrenze del tutto assurde». I macchinisti, privi di riserve e di regola costretti a fare i doppi turni, hanno solo 56 minuti per coprire l’intero percorso, minuti che scenderebbero a 46 considerando anche il periodo di pausa obbligatorio per legge. Tra incroci a raso, limiti di velocità e problemi di linea vari, rispettare i tempi diventa impossibile: i capistazione, perciò, oltre a ordinare un ping-pong incessante, devono mandare molti convogli fuori servizio o imporne l’inversione di marcia già a Centocelle.
Ecco spiegati i ritardi e gli affollamenti.

Ma ecco anche la possibile soluzione, meno complessa di un tram costruito da zero o quasi: «Basterebbe acquistare qualche nuovo convoglio e riqualificare i più recenti - suggerisce il presidente del comitato - mandando in pensione quelli che si guastano più spesso e aumentare le percorrenze di circa sette minuti».

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