Roma è una tigre di carta Milano la brucia nel finale

MilanoTigri di carta. Basta farle avvicinare al fuoco e diventano cenere. Milano lo capisce quando Roma sembra inchiodarla alla tradizione negativa di 6 sconfitte su 6 negli ultimi 3 anni (52-62 con 13' da giocare), usando gli artigli, dimenticando di aver perso Maciulis già nel primo quarto per infortunio, quando la Rometta segnava 11 tiri su 12, fingendo di non sentire la mancanza di Pecherov e Petravicius. Parziale di 10-0 per far diventare la tigre un abbacchio da cucinare col rosmarino delle rivincite che hanno scatenato prima Hawkins (22) e poi Jaaber (10), due ex a cui Roma ha dato tutto, ma che li trova sempre molto astiosi.
Cinque minuti con la difesa giusta, cinque minuti con la faccia che serviva per smascherare quello che è la Lottomatica anche nella serata in cui ritrova in parte Smith (21), forzandola a pardere 24 palloni tutti nella fase in cui ogni possesso contava tantissimo, per la disperazione del Boniciolli che ormai dovrebbe avere scoperto dove stanno le bombe a salve.
Roma tigre di carta si brucia, Milano tigre fatta con una carta più solida a livello mentale, anche se non così bella come sembra dire la classifica comandata dopo 6 successi su 6, unica imbattuta nel torneo, stappa un'altra bottiglia per la bocca sempre difficile dei suoi tantissimi tifosi che ieri hanno accompagnato la rimonta dimenticando tutto il resto perché fra tre giorni servirà qualcosa di più per ribattere il Cska al Forum e mettersi in cammino verso le finali a 16 dell'Europa nella speranza che non si facciano male ancora altri giocatori chiave.
Milano debole al centro rimedia con Van der Spiegel, ma, nella sostanza, le manca qualcosa per far tremare davvero Siena che la insegue a 2 punti dopo aver passato i 100 ieri contro Biella, seguendo la pista Lavrinovic (22), i 10 punti di Aradori e il solito Bo-Bolt McCaaleb che, come la freccia Usain, quando mette il turbo non lo prendi più e questo lo ha visto tutta Europa nella vittoria Montepaschi sul Barcellona tormentato dalla stessa malattia che fa andare spesso fuori strada il Real Madrid e altri colossi.
Siena regge da sola al secondo posto dopo le cadute di Varese e della Virtus sconfitta di 2 in casa da Montegranaro che domenica aspetta a Porto San Giorgio proprio questa Armani che non riesce a godersi primato ed imbattibilità perché quando si mette in marcia perde sempre qualche pezzo sulle pareti non ancora scivolose, ma pur sempre ripide di questa stagione costruita per arrivare allo scudetto e al cuore dell'Eurolega.
Milano e la sua oasi del campionato aspettando l'assalto di Cantù che all'inizio di dicembre vorrebbe sapere se vittorie come quella di sabato ad Avellino valgono per spaventare i migliori e per chiedere spazio dove si gioca pesante.
Il diluvio non tiene lontano la gente dalle pozzanghere del Forum, c'è voglia di Armani da primo posto e in molti non si spaventano pur vendendo la squadra di Bucchi inseguire per tre tempi (22-30, 43-48, 58-63), pur perdendo pezzi importanti mentre Roma viaggia serena fino a quando non si avvicina alla luce dei riflettori: bruciare in poco tempo, lasciando per strada tutte le medicine usate per guarire una squadra mai squadra che si sfascia appena gli arbitri vanno a vedere le carte.


Giornata che s'infila bene nella settimana aurea del basket italiano di Nba dove pensavamo di raccogliere le briciole di Mike D'Antoni e invece dobbiamo registrare la terza vittoria consecutiva in trasferta dei Knicks dove Gallinari, dopo aver detto la verità («non sono Lebron James, ma lavoro e sudo se vivo in una squadra») ammutolisce anche la gente che a Los Angeles va a vedere i Clippers segnando 31 punti, da omone, da giocatore vero, da campione quale potrebbe essere se nessuno lo confonderà con l'incenso delle strade sbagliate.

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